Editoria. La mamma di Cogne dopo le principesse
Tramontato il pubblico che si appassionava alle vicende paramondane o alla memorialistica delle real case, da qualche tempo il settimanale Oggi (come del resto il suo omologo Gente) viene rifilato obbligatoriamente insieme al quotidiano cittadino; alla faccia della libera scelta del lettore.
E’ così che molti genovesi hanno avuto un certo contraccolpo trovandosi di fronte l’ultima copertina con l’immagine a colori di una giovane donna in due pezzi tra le braccia del marito, cullata dalle limpide acque di Sardegna. “E’ la mamma di Cogne”, strillava il titolo, accusatorio.
L’effetto-choc era completato dall’ampio fotoservizio interno, con la signora che giocava sulla rena insieme agli altri due suoi bimbi, che riposava stesa al sole o posava sorridente all’obiettivo, mostrando la lieve rotondità del ventre, possibile segno di una nuova incipiente maternità. Ci pensava il relativo articolo a ricordare che il 16 novembre, tra un paio di mesi, la madre di Cogne affronterà il processo di appello dopo la condanna a 30 anni inflittale per l’orrendo omicidio del figlioletto Mirko; e che le sue ultime speranze di evitare il carcere, o il manicomio criminale, si affidano alle risorse dell’imprevedibile avv. Taormina e all’estremo ricorso in Cassazione.
Per dare una sorta di viatico culturale al feroce scoop (probabilmente concordato con una famiglia stravolta) è sceso in campo lo stesso direttore del settimanale, spiegandoci in un editoriale perché e per come è giusto occuparsi della vacanza in Sardegna di una donna gravata dal sospetto di aver massacrato il proprio bimbo di quattro anni. Che cosa non si fa per qualche copia in più. Solo che i lettori cambiano, crescono e qualcuno, nel magma di reazioni sconcertate o rabbiose, potrebbe porsi un dubbio “civile”: ma non esiste –forse in legislazioni più avanzate– un diritto all’oblio? Limite che non nega assolutamente il diritto di cronaca, semmai le sue degenerazioni.
(Camillo Arcuri)