Affresco/2. Stupiti: un Presidente

Tra gli stupiti anche Giancarlo Bonifai, avvocato, storiche frequentazioni extraparlamentari, dalla metà degli anni 80 avvocato di fiducia delle associazioni ambientaliste, assessore, indipendente in quota Rifondazione, ai lavori pubblici a Genova nella prima giunta Pericu.


Sacrificato, si dice per contrasti con il suo gruppo, Bonifai, che continua ad essere l’avvocato di riferimento delle associazioni ambientaliste, Wwf e Legambiente, è presidente della società pubblica (Comune, Autorità Portuale e Cassa Depositi e Prestiti) “Tunnel sotto il porto” ed è appena stato eletto (di nuovo area Rifondazione) nel consiglio di amministrazione di Amiu.
Della “Tunnel di Genova” presieduta da Bonifai, Piano ha detto: il loro progetto è “un tunnel che arriva a Cavour con una strada a 8 corsie. Ho detto ai tecnici che non puoi fare una strada così che arriva in città. E la città lo sa che a Calata Gadda si sta facendo un parcheggio per 4000 auto?”. Bonifai lo sa anche se ha corretto lievemente i valori dati da Piano (le corsie non sono 8 ma 6 e il parcheggio di Galata non è di 4000 ma di 3000 posti). Si è però detto pronto a “dialogare” con Piano. Precisando però che Tunnel si è mossa nel rispetto degli indirizzi dati dai politici e mai smentiti, neppure dopo la presentazione dell’Affresco. Come dire: io faccio quello che mi dicono e non è a me che vanno presentati i conti.
La costruzione del tunnel e “il porticciolo” della Foce contestati da Piano mostrano intrecci inquietanti. Alla fine del maggio 2003 (Secolo XIX del 29 maggio 2003), Bonifai aveva dichiarato che il progetto del tunnel sotto il porto avrebbe messo in moto “anche per i propri equilibri economico-finanziari, una serie di ipotesi di riqualificazione urbanistica tra Calata Gadda e la Foce”. La più ambiziosa (“Una suggestione”, l’aveva definita l’allora assessore ai Lavori pubblici Claudio Montaldo) era rappresentata da un’isola artificiale davanti a corso Marconi, pensata dall’architetto Vittorio Grattarola. Collegata a viale Brigate Partigiane e alla nuova Marina avrebbe avuto il compito di ospitare i parcheggi di servizio alla Fiera, più «un grande parco pubblico verde e altre destinazioni». Un pennello a Punta Vagno doveva contenere lo specchio acqueo necessario allo Yacht Club e altre attività nautiche destinate a lasciare la loro sede. “Oggi piazzale Kennedy sembra uno spazio retroportuale”, aveva detto nell’occasione l’arch. Grattarola. Bandera, quello del “porticciolo”, aveva presentato il suo progetto appena sei mesi prima.
Manlio Calegari