Sanità/1. Verso una nuova governance

Dopo una teoria plurisettimanale di ipotesi, incontri al “vertice”, patteggiamenti, stalli, veti crociati ecc., di cui la stampa cittadina ci ha fornito giornalieri ragguagli eccessivamente ricchi di particolari, che non si capisce quanto determinati da frasi “fuori onda”, dopo cioè una sceneggiata durata quasi due mesi, finalmente il parto sanitario: habemus duces.


Parto un po’ distocico – evidentemente – perché i nostri politici non leggono OLI e nessuno ha detto loro che gli insperati consensi avuti alle ultime elezioni regionali erano, in considerevole parte, dovuti alla mobilitazione avvenuta nel mondo della sanità, ormai allergizzata nei confronti dei precedenti amministratori. E dei loro duces, soprattutto.
Bene, i neo eletti hanno perso tutto il tempo di cui sopra non per stabilire se mai uno, massimo due dei “dg” ereditati dovesse essere salvato in virtù dei buoni risultati conseguiti, ma per discutere sul dove ricollocare in pratica tutti quegli scellerati, che negli ultimi mesi pre-elezioni non si facevano problemi a farsi vedere a distribuire volantini per Biasotti alla Fiumara (bella foto su un quotidiano genovese) e a comparire contemporaneamente tra i finanziatori della campagna di Burlando o tra gli iscritti del Maestrale o in prima fila nella clack ad ogni comizio del vincitore annunciato. In pratica: favori a destra controbilanciati a sinistra.
I quotidiani ci hanno illustrato per giorni e giorni come, tra “blindature diessine” romane per San Martino e controffensive popolari a tutto campo (del tipo: e allora dei “neo-nostri” non va a casa nessuno) e movimenti popolari pro Ferrando, si rischiava di mandare a casa i soli Martiny/Chiavari e Guadagni/LaSpezia, amici personali del trapassato Micossi.
Dopo altre improbabili candidature regolarmente lasciate trapelare nei totodg dei quotidiani locali, alla fine quello che secondo la società di revisione Pasdera e Zorzet è il peggior risultato gestionale, quello di S.Martino, è stato premiato con l’inamovibilita’ del suo dg. Alla faccia nostra, che tra accise maggiorate, incrementi del bollo ecc. pagheremo molto caro lo stipendio del dg blindato. Perché pagheremo anche andando sempre più fuori regione a “comprare” prestazioni, che solo fino a una decina d’anni fa S.Martino “vendeva” ai cittadini dell’interland del basso piemonte, del tortonese etc..
Riciclato il dg regionale della sanità, ppi mai abiurato, rimane anche l’indipendente di sinistra che ha creato a Sampierdarena una struttura decisamente dignitosa, in fase di ulteriore rilancio organizzativo con costi da “saldi”.
Non viene invece ripescato Barabino, che pure bene aveva fatto nell’Imperiese, unica Azienda sanitaria ad aver contenuto i costi della farmaceutica.
Il resto è nuovo. Anzi nuovissimo, almeno a Genova. E non dite che e’ opera dei soliti patteggiamenti politici. Tre Lauree? Corsi alla Bocconi? Esperienza poliennale presso grandi centri sanitari italiani od esteri? No. “U sciu Parodi” afferma su Repubblica – e c’è da credergli, sentendo quanto è timorato di Dio – che basta andare in chiesa e il resto è solo opera divina. Opus Dei, appunto.
Galeno