Referendum/1. La gelida intransigenza dei signor “astengo”

Li ho incontrati. I Signori “Astengo”. Non pensavo in questa fase referendaria di individuarne il genotipo. Incrociavo più facilmente cittadini colti dall’incertezza, dalla disinformazione, dal non saper che dire, e infine dal “perché proprio io? Ma che c’entro?!”. L’astensione diventava conseguenza, non lucido calcolo per evitare il quorum.


I Signori “Astengo” invece sono lapidari. Mi guardano schifati in una situazione campestre. Sfiorano con gli occhi i nipoti che corrono sull’erba temendo che li contamini, e all’osservazione ironica che il primo esempio di fecondazione eterologa è stato quello della Vergine, alzano il tono di voce dicendo che “non tollerano certe insinuazioni!”.
I Signori “Astengo” non vogliono il confronto, hanno un pacchettino di frasi in tasca: “è una legge nazista… torniamo agli esperimenti dei campi di concentramento!”, “la scienza deve avere dei limiti”, “ci sono parlamentari che abbiamo votato che ci rappresentano e sono loro a decidere per i cittadini…”. I Signori “Astengo” dicono “che è incomprensibile questo referendum” e che continuando così “butteremo i bambini dalle rupe Tarpea”, che “l’unica speranza è che non si raggiunga il quorum, per quelle poverette massacrate dalla fecondazione!”.
Mi permetto di sussurrare sulle malattie genetiche, di bisbigliare dei viaggi all’estero delle coppie sterili e infine con un po’ slancio oso: “anche per il divorzio dicevano che era un male! Vedete, così non è stato!”. La Signora Astengo mi guarda severa negli occhi: “Il divorzio?! Un male! Certo che è stato un male! Ma non si rende conto!? Siamo in una società con famiglie distrutte dal divorzio, totalmente allo sfascio!”.I Signori “Astengo” hanno un programma di vita. E purtroppo non riguarda loro due soltanto.
(Giulia Parodi)