Il Secolo XIX/1. Un giornale pieno di leggerezza
Che cosa succede al Decimono? Uscito in questi giorni, «“Il Secolo XIX”. Un giornale e una città 1886-2004» (Ombretta Freschi, Laterza, euro 24), è un vasto lavoro di ricerca che, come osserva Valerio Castronovo nella prefazione, è “ricco di annotazioni illuminanti”. Quattrocentodieci pagine utili per sapere del passato, ma non per capire cosa accade e sta accadendo (forse anche cosa accadrà) al vecchio Decimonono.
A questo fine, si potrebbe iniziare da quella pagina dove viene pubblicato quel quadratino, detto “gerenza”, dove c’è il nome del direttore, dell’editore, del Consiglio di Amministrazione eccetera. Si può partire dal rinnovato CdA dove per la prima volta viene inserito il neo direttore Lanfranco Vaccari, precedenti direzioni L’Europeo (chiuso) e City, la free press (i giornali gratuiti, quelli che trovate ora anche a Genova: notizie in pillole, lettura veloce, poca o zero politica, costi giornalistici all’osso e rarissimi redattori a contratto). I giornalisti, da anni, sostengono che i direttori devono essere direttori e non manager e che tornino a stare dentro la redazione, con i giornalisti. Un direttore nel CdA: non era mai successo al Decimonono, era successo e succede in alcuni altri giornali.
Ecco il primo segno di un cambiamento, non positivo, al vecchio Decimonono. Che rompe con il passato, anche con l’ultima fase della direzione di Antonio Di Rosa, troppo ondivaga tra Biasotti, Scajola e tentativi di minuetto con spezzoni del centrosinistra. Un tipo di giornale, come dice Ombretta Freschi, che tenta di intervenire, con campagne mirate, sui nodi dello sviluppo della Liguria e proiettare, in questo modo, l’immagine di autorevolezza del Decimonono. Un “giornale totale”, “così forte, esteso, così differenziato, da essere in grado non solo di raccontare, ma di creare gli eventi da sé” (p. 408). L’autrice ricorda varie importanti campagne di stampa: sui fondi UE alla Liguria, sul “patto-antirattelle”, sul waterfront di Renzo Piano e sull’Istituto italiano di Tecnologie (p. 407, n. 254).
Con l’arrivo di Vaccari, le novità evidenziano la parallela perdita di spazi e peso di altre pagine del giornale, di tradizione e di peso del giornale su molti tavoli della politica romana dove era stato sempre presente e considerato. E’ insomma la perdita di quella storia che aveva visto il passaggio dal centrismo illuminato all’attenzione per il centro sinistra degli anni Settanta e Ottanta, lo schierarsi pro divorzio, per la completa informazione sui temi del terrorismo. Il giornale laico che ha avuto ai vertici Piero Ottone, Michele Tito, Giulio Anselmi, Tomaso Giglio, Carlo Rognoni, il giornale che faceva sì irritare i liguri, ma era sempre il loro riferimento esiste ancora? I temi del referendum del 12 giugno? Roba che non fa notizia.
(Oscar Itzcovich)