Inchieste. La vita non è solo marketing
“Non so se avete presente il piacevole imbarazzo di trovarsi seduti al tavolino di un bar di piazza Soziglia, circondati da una mezza dozzina di ragazze di origine colombiana, tutte straordinariamente carnose e così poco vestite. Sonia, Karla, Paola, Teresa, Luz, Myriam, equamente divise tra bianche, nere e mulatte: saranno poi veri nomi? Che importa. Di sicuro c’è che lavorano nelle cosiddette “alcove” che circondano via Garibaldi”. Da La Repubblica – Il Lavoro di sabato 21 maggio, di Massimo Calandri.
“Piacevole imbarazzo”. Già. “Mezza dozzina di ragazze”. Come le uova. “Bianche, nere e mulatte”. I gusti del cioccolato. “Carnose”. Proprio come le vacche. E l’inchiesta scivola leggera com’è iniziata, quattro chiacchiere al bar: Quanto guadagni? E l’affitto? Per fortuna che il lavoro non manca… Le africane, la concorrenza. I “clienti, la maggior parte impiegati del comune. Vigili, poliziotti e giornalisti”. Nel salotto bello della città, dietro a Via Garibaldi. Tutto a causa di un’intervista televisiva nella quale Pericu è stato inquadrato con una prostituta come statuina. Molto sconveniente per il presepe cittadino.
Quasi un articolo di colore se non gli avessero dato la valenza di un’inchiesta. Due pagine due per offrire la mappatura della situazione locale, la destinazione d’uso del quartiere. I confini del dove è lecito e dove è illecito. Con tanto di opinion leader – Arnaldo Bagnasco – che offre il suo parere su un’eventuale quartiere a luci rosse: “i ghetti mi fanno schifo”. Il disagio degli abitanti. E la “grande indagine immobiliare” annunciata dal prefetto il giorno dopo con l’obbiettivo di colpire chi affitta i bassi a prezzi esorbitanti.
“Piacevole imbarazzo”, ma nessuna storia. Come se le prostitute fossero solo il mezzo per un’indagine di marketing (tariffe, orari, clienti, punti vendita, prodotto) per aggiornare chi avesse perso il polso della situazione. La notizia vaga leggera nei giorni successivi nella cronaca di Repubblica-Il Lavoro arretrando mercoledì 25 maggio a pagina sette con un articolo di Marco Preve sul condono edilizio e il “business immobiliare” e nuovamente con “il prefetto che ha varato una serie di contromisure finalizzate a contenere il fenomeno della prostituzione. Tra le armi utilizzate anche una verifica che sarà affidata alla polizia municipale delle reali condizioni dei magazzini dell’amore.”
Peccato per l’occasione mancata e tristezza per la fotografia simbolo dell’inchiesta: due turisti che osservano estasiati un palazzo di Via Garibaldi e il grande cerchio rosso che inquadra per il lettore presbite la prostituta un po’ nascosta. La “vita” avrebbe bisogno di altre attenzioni.
(Giulia Parodi)