Sanità/2. Da migliaia di candidati ai concorsi deserti

Chiedo lumi infine a Galeno. Vero agente all’Avana della nostra NL, lui con queste notizie ci va a nozze, le conosce dall’interno…
Sul finire degli anni 90, presso la ASL 3 di Genova – spiega – fu bandito un concorso per 10 posti di infermiere professionale. Non che ne servissero solo 10; 10 era un numero messo lì per giustificare il concorso, selezionare un tot di infermieri e avere una graduatoria, da cui attingere per le necessità dei due o tre anni successivi. Duemilacinquecento domande.


Uno sforzo organizzativo notevole per sistemare alla Fiera del Mare le oltre 1.400 persone che si presentarono alla prova scritta. Alla fine delle prove pratica e orale la graduatoria contava circa seicento promossi e con quella si andò avanti con le assunzioni per alcuni anni. Primi anni 2000.
Stessa situazione al Villa Scassi: bando per 10 posti di infermiere e poi si vedrà. Circa 400 le domande e, per accogliere gli effettivi 250 candidati, basta una sola delle due aule prenotate al polo universitario ex Saiwa . Alla fine la graduatoria conta 150 promossi, di cui, in due anni, ne verranno assunti una cinquantina. Non di più. Gli altri danno forfait perché hanno già trovato lavoro più vicino a casa.
2005, odissea dell’ospizio, verrebbe da parafrasare. Difficile trovare infermieri per trasferimento (mica tutti gli infermieri abitano a Sampierdarena!) e quindi altro bando, sempre per 10 posti. Le domande meno di 100. Nell’aula del polo Saiwa – l’altra volta bella piena – i 45 presenti allo scritto sembrano dei dispersi. Molti, sono stranieri, non capiscono i titoli delle tre semplicissime domande cui rispondere in non più di un’ora. Per altri, che sono italiani, è la parola “standard” (“precauzioni standard da adottare quando si ha di fronte un paziente potenzialmente infettivo”) a costituire un ostacolo insormontabile. Le risposte sono di fantasia. Tu pensi: hanno messo in atto gli insegnamenti della Moratti: Impresa, Inglese, Informatica. Alla prova pratica e a quella orale ti rendi conto che no.
D: “Come chiederebbe nome, cognome ed indirizzo ad un paziente in inglese?”
R: “Ma noi non lo abbiamo studiato fino a questi livelli, l’inglese!”. Promossa. Promossa? Sì, promossa. Per avere almeno 12 persone da immettere in servizio, promossa.
Promossa come quella che, alla domanda un po’ vigliacca di un commissario: “Se un paziente tetraplegico suona il campanello e le dice che vorrebbe la “padella” per i suoi bisogni, lei che fa?”. E lei, anziché stupirsi o mandare a quel paese il commissario, fa: “Mi presento, gli dico che sono l’infermiera professionale, che sono lì per aiutar….” . Ma chi aiuti: questo e’ un miracolato dalla Madonna, che deve essere ancora li’ in giro! Ma quando mai un tetraplegico può muovere le braccia, poveretto lui, o percepisce i suoi bisogni corporali? Ah, sì, e’ vero! Promossa, promossa: almeno s’è resa conto…
Altra: la temperatura corporea normale, qual è? Sicurissima: massimo trentasette ascellare, rettale due o tre gradi di più. Due o tre? Ancor più sicura: “Guardi che ieri ho dato l’esame di Fisica e le cose io le so!”. Peccato che non sapesse neppure la differenza tra l’esame Fisiologia e Fisica: ma vorrai mica mandarla in crisi d’identità.
Anche sullo “stile”, che dire? “Ma se un paziente insiste che vuole una ben precisa medicina che il medico non ha prescritto, lei come si comporta”. Testuale: “Oh ma belandi, ci dico che…”. Promossa: almeno si e’ rifiutata di sostituirsi al medico.
Alla fine 12 promossi, di cui due di nazionalità polacca. Ma cinque italiani hanno già preannunciato che non verranno: preferiscono un contratto a tempo determinato (precario, si fa per dire…) più vicino a casa.
(a cura di Manlio Calegari)