Prima pagina. Fatela finita con Scajola
Non passa giorno che i quotidiani locali (“Secolo XIX” e “la Repubblica-Il lavoro”) non facciano a gara a chi meglio corteggia il ministro Scajola. Ogni pretesto è buono per parlare di lui: se fa qualcosa o se non fa, se dice o se disdice, i nostri giornalisti si danno un gran daffare per proporci quotidianamente il bieco faccione, come se si trattasse di un nume tutelare che va tenuto buono e incensato con una certa regolarità.
Adesso ci si è messo anche Giulio Anselmi (“Repubblica-Il lavoro”, 20 maggio 2005), che vede il “superministro dell’economia” tenere “con mano ferma” “le chiavi della cassaforte”, gli attribuisce “un ruolo importante per l’intera regione”, si domanda se sarà “il nuovo Taviani” e via supportando.
La conclusione è che bisogna tutti collaborare con lui per la buona riuscita dei suoi propositi di fare la nostra regione più ricca, anche se Anselmi non tralascia di ricordare qualche piccolo neo del nostro: la faccenda del G8 ad esempio, e l’aver definito Marco Biagi, già morto, un “rompicoglioni”. A me pare che questo basti e avanzi per stare alla larga da un tipo così: uno che non si è mai assunto uno straccio di responsabilità per la mattanza del G8, uno che anzi aveva dato l’ordine di “fermare con ogni mezzo” la protesta, uno che non è riuscito a farsi amare neanche dai compagni di scuola.
Dunque: per favore, amici di “la Repubblica-Il Lavoro” e del “Secolo XIX”, fatela finita con Scajola in prima pagina, e se possibile anche nelle pagine interne. O almeno dateci un perché di tanta piaggeria, così forse potremo metterci il cuore in pace.
(Antonio Gibelli)