Buco-sanità/1, Quelle voci nel vuoto contro gli inciuci

Un paio di settimane prima del voto regionale un gruppo di funzionari – operanti “a diverso titolo all’interno del Servizio Sanitario Regionale” – aveva indirizzato a Burlando una lettera. Importante perché gli scriventi, che si dichiaravano leali sostenitori della sua candidatura, denunciavano in tempi non sospetti (B. doveva ancora essere eletto) le curve che presto avrebbe dovuto affrontare.


Il punto di partenza era – dicevano – la presa d’atto del “desolante vuoto culturale, dall’incredibile mancanza di governo dei processi sanitari, della conflittualità delle aziende che si traduce in anarchia programmatoria di Aziende USL in aperto conflitto con le Aziende Ospedaliere e viceversa”. Un vuoto – proseguivano -“deliberatamente mai colmato negli ultimi dieci anni né dalle giunte di Sinistra né tanto meno dall’uscente Giunta Biasotti” e che “affonda le sue radici nella paura che i politici e i Direttori generali hanno di veder significativamente ridotto il loro potere discrezionale nelle scelte riguardanti la Sanità”.
Per intervenire in una situazione così compromessa era necessario – sosteneva la lettera – una cultura dei problemi che non si fermasse alla superficie e che fosse espressione di quanto di meglio come intelligenze e strutture la sanità regionale aveva saputo esprimere in questi anni. E poiché Burlando nel suo programma aveva progettato di “dotare la regione di una Agenzia per i servizi sanitari” i firmatari ritenevano che la decisione fosse un buon inizio per cercare di voltar pagina.
Non risulta che Burlando abbia mai risposto alla lettera in questione anche se il profilo dei firmatari e l’importanza delle loro affermazioni lo avrebbe suggerito. Neppure ha risposto alla provocazione rivoltagli Mercoledì 18 maggio 2005 da P. Cornaglia Ferraris, titolare su “la Repubblica-Il Lavoro” della rubrica “Salute o sanità?”. Di fronte alle prime mosse di Burlando nel campo della sanità regionale ammette di essere un po’ deluso. Sarebbe stata necessaria scrive “una scelta forte che mettesse le parti politiche in grado di rivedere il proprio ruolo sulla sanità pubblica. Non più lotti da spartirsi con un manuale del potere, ma responsabilità vera di gestire il consenso dei cittadini su scelte che diano i migliori servizi con la minore spesa pubblica”. E per essere più chiaro aggiunge un decalogo riassumibile nel suo punto 10: “comunicare una sanità nuova, equa, solidale, efficiente, rigorosa, frugale che sa dare tutto a chi ne ha bisogno…”. Cornaglia Ferraris suggerisce che i mali della Sanità pubblica stanno nel rapporto perverso che da tempo si è stabilito tra il potere politico e la struttura sanitaria divenuta ingovernabile e deficitaria per i pesanti condizionamenti a cui è costretta.
(Manlio Calegari)