Sanità. Sugli sprechi chi ha torto scagli la prima pietra
L’unica affermazione che consenta la sopravvivenza da possibile lapidazione è: chi ha torto scagli la prima pietra.
Se invertissimo (scagli chi ha ragione), toglieremmo problemi a Renzo Piano per spostare l’aeroporto di Genova. Sì, perchè il bello è che tutti hanno i loro torti, ma tutti li vedono solo quando operati da altri, anche se li stanno ripetendo opportunamente amplificati.
Un esempio banale: l’Ospedale di Vallata (Valpolcevera, area ex Mira Lanza). Che cosa ci sia dietro è difficile dirlo. Certamente grossi interessi. L’idea nacque durante la precedente legislatura regionale, ma chi vi aveva interesse operava anche a livello romano per definire importanti quote di finanziamento alla sanità delle aree metropolitane. Il finanziamento fu definito, il progetto un po’ meno, tant’è che solo in questi giorni è in corso d’esame presso i competenti uffici regionali.
Chi saranno i fruitori dell’opera? I cittadini della Valpolcevera? Forse. Ma più certamente:
– Chi doveva vendere un terreno da 15-18 miliardi “vecchio conio”
– Chi dovrà costruire per circa 170 miliardi, con un costo di 700 milioni di vecchie lire a posto letto.
– Chi, non bastando questi soldi, parteciperà con propri finanziamenti alla costruzione diventando, di fatto, gestore esclusivo (dicesi project financing) del nuovo ospedale: futuri ricavi annuali di 120-150 miliardi.
E i pazienti di vallata? Teniamo presente che nel frattempo è cambiato il mondo. Oggi per un intervento di cataratta, dopo una o due visite preliminari, si arriva in ospedale alle 9 e alle 11 si prende il taxi e si va a casa. Dieci anni fa forse non bastava una settimana. Oggi i calcoli al rene, in colecisti etc si eliminano senza aprire pance: un giorno, forse due d’ospedale e liberi tutti. Il compianto prof. Giuliani, prima del litotritore, o qualunque buon chirurgo, prima della videolaparochirurgia o dell’ERCP, tenevano i pazienti almeno 15 giorni.
Oggi non occorre ricoverarsi in cardiochirurgia se c’è una coronaria “tappata”: con un buon emodinamista entri al mattino ed esci alla sera o, alla peggio, l’indomani. Ai tempi dei by-pass a torace aperto, tra indagini pre-ricovero, terapia intensiva, post-intensiva ed un minimo di riabilitazione passavano minimo minimo 30 giorni.
Oggi, cioè, con tutte le tecniche mini-invasive, con materiali protesici sempre più tollerati e più facilmente impiantabili, con tecniche anestesiologiche sempre più sofisticate e “leggere”, il posto letto è un mito sfatato. L’investimento è nella tecnologia operatoria, nei materiali, non negli edifici.
Villa Scassi produce un buon 40-45% in più rispetto a pochissimi anni fa. E non è aumentata di un solo posto letto. Ma se la popolazione locale non è aumentata, perché o per chi costruire un nuovo ospedale?