Amianto. Come mettere il freno alla legge salva-vita
Che l’amianto porti con sé il cancro è accertato ormai da 40 anni e, dal 1992, esiste una legge che vieta l’estrazione e l’utilizzazione dell’amianto e dei materiali che lo contengono. A 12 anni dalla sua approvazione, l’applicazione della legge è lenta e contraddittoria. Le informazioni più recenti sulla mortalità per mesotelioma pleurico, tumore provocato dall’esposizione ad amianto, restano inquietanti e in Liguria i valori sono nettamente superiori alla media italiana.
Non dipende solo dall’onda lunga dell’esposizione pregressa: l’amianto si trova ancora su molte delle navi costruite prima del 1992 (con grave rischio sia per i marittimi a bordo sia per gli operai delle riparazioni navali), negli onnipresenti manufatti in cemento-amianto, Eternit (pericolosi quando si deteriorano o avvengono lavori di ristrutturazione), nelle cave di “pietre verdi” (serpentino). Di queste ultime in Liguria ne esistono 24. Una si trova a Rocchetta Vara (SP) in località Ponte Nuovo. E’ di proprietà dell’ente locale ed è gestita dalla società VITI che in prossimità della sponda destra del fiume Magra possiede un frantoio di materiale lapideo dove macina il “serpentino” proveniente dalla cava di Ponte Nuovo.
La VITI ha avuto, nel 2002, dalla Regione Liguria la concessione di continuare a coltivare la sua cava di serpentino sino alla fine del 2009, ottenendo anche un incremento estrattivo di 230.000 m. cubi. Contro l’attività della VITI e lo sviluppo della sua concessione si sono mossi gli abitanti di Senato, un quartiere di Lerici, posto sulle rive del Magra e nell’area protetta del parco di MonteMarcello, che trovandosi nell’area di influenza del frantoio sono da anni esposti agli effetti della lavorazione del serpentino, cioè alle fibre d’amianto. Perché bisogna protestare per applicare una legge? Perché i tempi e i modi degli accertamenti della presenza di amianto nei fanghi e nelle polveri in sito sono lenti, incerti e occasione di un sospetto scarica barile.
Una prova? Il 6 agosto 2004 per una decisione della magistratura, che aveva riscontrato elevate concentrazioni di amianto nei siti citati, l’estrazione e la macinazione del serpentino è stata interrotta. Il 23 settembre 2004, il P.M. a seguito di analisi svolte dai tecnici di fiducia sia sui terreni della cava e sia su quelli dell’area del frantoio, ha disposto il sequestro cautelativo delle aree anzidette descrivendole altamente inquinate da fibre di amianto. Il 26 ottobre 2004, a un mese di distanza, il tribunale del riesame della Spezia ha revocato l’ordine di sequestro preventivo disposto dal P.M. e le stesse aree sono passate da zona ad alto rischio di pericolosità a “zone incontaminate” e quindi idonee al prosieguo dell’attività di frantoio. Per tutto questo gli abitanti di Senato di Lerici il 18 aprile scorso hanno convocato un convegno a cui hanno partecipato amministratori locali e funzionari delle Aziende sanitarie per esprimere i loro dubbi e il loro scoraggiamento. Com’è possibile che ancora oggi dalle cave di pietre verdi si continui ad estrarre rocce ricche di amianto, senza che l’organo di vigilanza – l’Ispettorato Cave e Miniere della Regione Liguria – si pronunci in modo netto su una materia così rilevante per la salute dei cittadini? Gli abitanti di Senato restano in attesa di una risposta autorevole da parte della nuova Amministrazione regionale.
(Manlio Calegari)