Convegni. Non basta Rai-news 24 per fare informazione
Una settimana. Questo il tempo trascorso tra i due incontri cui alcuni genovesi hanno assistito, migrando da Balbi e Via del Seminario, sul tema dell’informazione.
Da una parte, la libertà d’espressione, minata dal controllo sui media esercitato da governi e lobby di potere, reso evidente dalle gradazioni dal bianco al rosso d’una cartina del mondo (presentata dai giornalisti di Reporters sans frontières all’Università e visibile sul sito www.rsf.org), dall’altra, l’informazione data e da dare, nelle parole di Fausto Pellegrini, vice capo redattore della redazione Magazine di Rainews24 (ciclo di conferenze organizzato da ARCI, Università, e Centro Iniziative Ragazzi).
Inutile dire: il tema è di grande rilievo. Che si tratti d’annotare l’esistenza d’un corpo speciale di polizia con compiti di controllo su internet e sui suoi spiragli di libertà (in Cina), di ricordare che a Cuba si finisce in carcere per “detenzione di macchina da scrivere” o si confermino la subdola prigionia ai lanci d’agenzia della stampa italiana e l’assoluta assenza d’un giornalismo d’inchiesta (se non su satellite, là dove esiste l’isola felix di Reinews24), il quarto ed il quinto potere hanno mostrato tutte le loro fragilità.
Volendo fermarsi al “caso” Italia, alla concentrazione editoriale e all’assenza di editori puri, si associa un giornalismo di “desk”, come viene chiamato, sottopagato, che cerca le notizie in rete e non può, per scelte editoriali che s’inchinano al potere politico ed economico, di fatto, attendere ai tempi lunghi dell’indagine.
Condannati ad un eterno presente, come ha ricordato Pellegrini, i media modificano il nostro modo d’essere imponendo un “pensiero pensabile”, sia con l’informazione (quando c’è!?) che con la struttura dei palinsesti.
Così, se l’azione ed il lavoro di Reporters sans frontières ha il merito di supportare, anche economicamente, i free lance e le famiglie dei giornalisti morti in guerra o privati del loro lavoro, di denunciare, facendo ricorso al Tribunale dell’Aja, i crimini commessi contro la libertà di stampa (perché il potere dei media dovrebbe essere quello di controllare gli altri Poteri, agendo, di fatto, come promotore di cambiamento e di civiltà), la melassa nella quale navighiamo non è stata scalfita dall’impegno e dall’esistenza di Rainews24.
Pellegrini, lanciatosi in una strenua difesa del servizio pubblico (“perché di tutti”), d’un servizio che “dovrebbe fare propri i primi 12 articoli della Costituzione”, si è scontrato, di fatto, con l’assenza d’interlocutori privilegiati: gli addetti ai lavori.
Chi ha assistito ai due incontri, certo non ha trovato motivi di cui rallegrarsi. L’informazione, oggi, va stanata nei meandri della rete, nelle nicchie dei satelliti (fino a quando l’economia di mercato non renderà appetibili anche quegli approdi, fino a quando ci saranno spazi che potranno sfuggire ai controlli…).
Nel frattempo? Tra grida di dolore, per il gap fra ciò che possono vedere tutti e ciò che guardano alcuni, fra la conferma dello “stato delle cose” e la domanda impellente: “che fare?”, i transumanti che avevano sete d’altre notizie sono emersi per un attimo dall’apnea ricevendo la conferma che non proprio tutto è perduto. Troppo poco, però.
Forse qualcuno dovrebbe finalmente sforzarsi di guardare oltre lo stretto e limitato orizzonte del giardino di casa. Come diceva Adriano Sansa alcuni mesi fa, proprio parlando di Costituzione, “Ognuno dovrà sacrificare qualcosa dei piccoli e grandi privilegi raggiunti se davvero crediamo sia giusto vivere in una democrazia”.
Il mondo dei media lancia piccoli segnali di fumo…in lontananza.
(Tania Del Sordo)