La vita e le stelle secondo la Hack
Non c’erano meno di trecento persone lo scorso 5 maggio a sentire Margherita Hack parlare di ateismo e agnosticismo alla Biblioteca Berio in un dibattito organizzato dalla UAAR: Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Poco più di cento erano riuscite a sedersi, le altre stipate in piedi nella sala dei Chierici della Biblioteca, o addirittura fuori, a seguire la conferenza attraverso gli altoparlanti. Maschi, femmine, persone di tutte le età. Molte le anziane signore.
Margherita Hack difende con parole semplici la dignità del pensiero razionale, di un’etica non religiosa, la possibilità di una serena accettazione della vita senza la necessità di una proiezione fantastica dopo la morte. Con un’immagine di grande bellezza dice che non siamo figli di dio, ma delle grandi stelle che hanno generato tutti gli elementi. Aggiunge che, una volta morti, di noi si farà qualcos’altro, e che va bene così. Parla di un universo euclideo infinito nel tempo e nello spazio, che quindi non ha avuto un inizio e non avrà una fine e cita i forti indizi derivati dalla osservazione scientifica a sostegno di questa ipotesi.
Dice giustamente che di tutto questo si dovrebbe parlare a scuola. Alla fine un fittissimo dialogo col pubblico.
Interessante la conferenza. Ancora di più il susseguirsi di applausi da stadio che hanno accompagnato per tutto il tempo il discorso della scienziata. Guardando la sala si respirava un tangibile senso di liberazione ed una palpabile gratitudine verso chi, finalmente, dava pubblica legittimità a una impostazione non confessionale del pensiero e dell’agire. Un allegro sentimento di sollievo dopo l’overdose papista.
(Paola Pierantoni)