Calipari. Un’ossequiente amicizia a prova di check-point
In merito al caso del funzionario del (omissis) ucciso in (omissis) dal fuoco amico, per un deprecato incidente, non è chiaro perché di fronte al rifiuto del Presidente (omissis) degli (omissis) Uniti, di riconoscere la minima colpevolezza ai (omissis) di guardia al Check Point (omissis) e di presentare le proprie scusa al Governo della Repubblica (omissis), molte voci si siano levate in (omissis) per chiedere il ritiro dei (omissis) italiani dalla coalizione militare presente in (omissis).
Che questa richiesta sia stata avanzata dall’opposizione, da sempre contraria alla partecipazione alla (omissis) in (omissis), può non stupire. Stupisce invece che analoga intenzione sia stata espressa dalle forze di governo, e non solo per la fraterna amicizia che lega il presidente italiano, Silvio (omissis) al presidente degli (omissis) George (omissis), ma anche e soprattutto perché non si può non rilevare in questo una palese contraddizione: se davvero il contingente (omissis) è presente in (omissis) per aiutare il popolo (omissis) nel suo cammino verso la democrazia, perché fargli pagare questo incidente tra membri della coalizione?
Se invece questo comportamento è giusto e ragionevole, come non giungere alla conclusione che la presenza italiana in (omissis) è solo un atto di ossequiente servilismo alla politica degli (omissis) e del suo presidente (omissis) W. (omissis), favorito dalla ossequiente amicizia del presidente del Consiglio italiano (omissis), detto “il Bandana”?
(Luigi Lunari)