Rai-Sipra. Giusta la protesta dei protestanti

La RAI è stata costretta a fare una precipitosa marcia indietro. Dopo aver rifiutato la messa in onda degli spot radiofonici della “Campagna Valdese otto per mille” in base ad un’arbitraria interpretazione del codice deontologico sulla pubblicità, ha ora espresso parere favorevole.


Ognuno di noi dovrà scegliere sulla destinazione dell’otto per mille dell’IRPEF. Quindi inizieranno tra poco le campagne promozionali e, come tutti gli anni, saranno trasmessi sulle reti televisive gli spot della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) che inviteranno a versare l’otto per mille alla chiesa cattolica. Sarà un vero e proprio bombardamento mediatico. Ovviamente, le altre religioni non possono permettersi una promozione così onerosa.
Fino all’anno scorso le chiese valdesi e metodiste trasmettevano sulla Rai, ma solo sulla radio, lo slogan “Molte scuole. Nessuna chiesa”, accompagnato dalla spiegazione “Nemmeno un euro viene utilizzato per le attività di culto”.
Ma quest’anno non avrebbero potuto più farlo. Nella creativa interpretazione della RAI-SIPRA sarebbe proibito dire “nessuna chiesa”, anche quando a farlo sono persone che la chiesa la frequentano. Sarebbe proibito anche spiegare che il denaro raccolto (briciole, rispetto a quello della Cei) è interamente destinato ad opere sociali. La giustificazione adottata dalla RAI-SIPRA era davvero singolare: il codice deontologico della pubblicità sulle reti RAI afferma, all’articolo 7, che “la pubblicità non deve esprimere apprezzamenti o contenere valutazioni su problemi aventi carattere religioso, politico, sindacale, giudiziario”. Ma quale apprezzamento conteneva la frase incriminata (“neppure un euro viene utilizzato per le attività di culto”)? E come altrimenti si sarebbe potuta pubblicizzare la scelta dei valdesi (rivendicata con la forza di una tradizione secolare) di sostenere solo con il contributo dei credenti la vita della comunità religiosa, destinando quanto proviene dall’otto per mille alla solidarietà?
Quali sono i limiti – non scritti – al principio della libertà di religione sancito dall’art. 8 della Costituzione? Curiosamente, questi limiti si potrebbero annidare nel codice deontologico della pubblicità sulle reti RAI, o meglio nell’arbitraria interpretazione che RAI-SIPRA ha tentato di darne. Numerose proteste di esponenti del mondo politico e della società civile l’hanno fermata. Quindi, alla fine tutto è andato bene.
Contrasta il silenzio della quasi totalità della stampa, con l’eccezione, come era anche da aspettarsi, di alcuni siti d’informazione su Internet e dei soliti blog.
(Oscar Itzcovich)