OLI 257: MIGRANTI – Ambulanti e vigili: dettagli di un safari
La notizia è comparsa sui giornali dell’11 aprile (Corriere Mercantile, La Repubblica ed. Genova; Il Giornale Ed. Genova): un blitz di alcuni agenti in borghese contro una anziana venditrice abusiva orientale seduta con i suoi cartoni di braccialetti e occhiali in Via Ponte Reale. Secondo alcuni passanti gli agenti sono in borghese, non identificabili, il loro modo di rapportarsi alla ambulante è aggressivo. La loro protesta e richiesta di spiegazioni resta senza risposta, da qui la decisione di telefonare al 112, per far intervenire una pattuglia di Carabinieri. Alla fine tutti, cittadini ed agenti, vengono identificati, e si accerta che “l’operazione” era condotta dalla Polizia Municipale. L’ambulante scappa, pende sui cittadini che si sono intromessi una accusa di favoreggiamento. L’assessore Scidone dichiara di aver dato mandato all’Avvocatura del Comune di valutare l’ipotesi di un danno alla immagine per il corpo della Polizia Municipale, difende l’operato degli agenti di cui è certo che non possano aver agito con violenza o animati da sentimenti razzisti, e aggiunge che “non si può interrompere il lavoro della Polizia Municipale con motivazioni pretestuose, mettendo tra l’altro in pericolo l’incolumità dei passanti, perché sappiamo che quando gli abusivi fiutano il pericolo scappano travolgendo tutto e tutti”. Solidarietà agli agenti anche da parte delle associazioni di categoria degli ambulanti regolari: Anva Confesercenti e Fiva-Ascom, che affermano che l’abusivismo va debellato, e sottolineano che dietro agli ambulanti irregolari stanno organizzazioni illegali che li sfruttano.
Quello che manca in queste cronache, per altro puntuali, sono alcuni “dettagli” che leggo in una mail del gruppo Vivoilcentrostoricovivo, scritta da Cesare Gobbo che, con altre persone, è stato protagonista dell’episodio. Dietro sua autorizzazione, riporto: “Tre persone non identificabili aggredivano una ambulante probabilmente cinese, strattonandola e strappandole di mano un paio di cartoni contenenti occhiali da sole e braccialetti di stoffa … ad una nostra richiesta di identificarsi ci veniva risposto: ‘chi cazzo siete voi … fatevi i cazzi vostri … siamo della Guardia di Finanza’”.
Beh, questa narrazione contiene “dettagli” essenziali a interpretare l’episodio. Il punto non è la legittimità di una azione di controllo, ed eventualmente di repressione, di un comportamento illecito, ma la gratuita mancanza di rispetto con cui questa azione di controllo viene eseguita. Perché una anziana signora cinese sottoposta a un controllo deve essere “strattonata”? Perché a dei passanti che chiedono chiarimenti non si può rispondere in termini anche asciutti, ma corretti? Dove sta questo ricorso al turpiloquio e alla menzogna? Perché nascondersi dietro la Guardia di Finanza?
La mail prosegue osservando: “Non reputando tali metodi ascrivibili a forze dell’ordine abbiamo chiamato il 112”. I metodi, denunciati dal Sig. Gobbo, possono essere considerati indipendenti dalla nazionalità e dalla condizione sociale della signora cinese? Non credo proprio. Ma allora questo si chiama razzismo. La mancanza di rispetto verso i cittadini interventisti viene di conseguenza.
Sullo sfondo la drammatica, quotidiana farsa da guardie e ladri tra venditori ambulanti e forze dell’ordine: le contrattazioni coi turisti improvvisamente si increspano come per una raffica di vento, i lenzuoli vengono annodati, i venditori si disperdono, poi passato il controllo, la superficie del lago si ricompone. Un lago fatto di ostacoli alla regolarizzazione degli immigrati, e di leggi draconiane applicate con discrezionalità. Lo Stato di diritto è lontanissimo.
Quello che manca in queste cronache, per altro puntuali, sono alcuni “dettagli” che leggo in una mail del gruppo Vivoilcentrostoricovivo, scritta da Cesare Gobbo che, con altre persone, è stato protagonista dell’episodio. Dietro sua autorizzazione, riporto: “Tre persone non identificabili aggredivano una ambulante probabilmente cinese, strattonandola e strappandole di mano un paio di cartoni contenenti occhiali da sole e braccialetti di stoffa … ad una nostra richiesta di identificarsi ci veniva risposto: ‘chi cazzo siete voi … fatevi i cazzi vostri … siamo della Guardia di Finanza’”.
Beh, questa narrazione contiene “dettagli” essenziali a interpretare l’episodio. Il punto non è la legittimità di una azione di controllo, ed eventualmente di repressione, di un comportamento illecito, ma la gratuita mancanza di rispetto con cui questa azione di controllo viene eseguita. Perché una anziana signora cinese sottoposta a un controllo deve essere “strattonata”? Perché a dei passanti che chiedono chiarimenti non si può rispondere in termini anche asciutti, ma corretti? Dove sta questo ricorso al turpiloquio e alla menzogna? Perché nascondersi dietro la Guardia di Finanza?
La mail prosegue osservando: “Non reputando tali metodi ascrivibili a forze dell’ordine abbiamo chiamato il 112”. I metodi, denunciati dal Sig. Gobbo, possono essere considerati indipendenti dalla nazionalità e dalla condizione sociale della signora cinese? Non credo proprio. Ma allora questo si chiama razzismo. La mancanza di rispetto verso i cittadini interventisti viene di conseguenza.
Sullo sfondo la drammatica, quotidiana farsa da guardie e ladri tra venditori ambulanti e forze dell’ordine: le contrattazioni coi turisti improvvisamente si increspano come per una raffica di vento, i lenzuoli vengono annodati, i venditori si disperdono, poi passato il controllo, la superficie del lago si ricompone. Un lago fatto di ostacoli alla regolarizzazione degli immigrati, e di leggi draconiane applicate con discrezionalità. Lo Stato di diritto è lontanissimo.
(p.p.)