OLI 258: 25 APRILE – Passaggio di fase
Benedetta da una rara sintonia tra popolo in piazza e autorità sul palco, Genova ha avuto un bel 25 Aprile, ma (o forse: e quindi) non ha conquistato spazi né in edicola, né sul web: sulle loro pagine nazionali La Repubblica e Il Secolo XIX mettono in evidenza solo gli scontri di Roma e Milano, ed il vero traino viene dato dalle lacrime di Claudio Burlando, che forniscono il titolo sia al brevissimo articolo (?) del Secolo XIX, esattamente 49 parole – incluse congiunzioni, articoli e preposizioni, sia alle cronache di Repubblica.
Sul web va anche peggio: gli unici siti che portano un titolo sul 25 Aprile sono – come vuole la distribuzione delle parti in commedia – quelli dell’Unità e del Manifesto.
In questa logica ci si aspetterebbe qualcosa da Liberazione che però sorvola, facendoci pensare all’imbarazzo di dover prendere posizione di fronte agli eventi di Roma e Milano, coerentemente, anche in questo caso, al canovaccio della commedia politica italiana. Ma cosa c’era di bello, che valeva la pena di essere detto, nel 25 aprile di Genova? Di bello c’era il passaggio, la transizione dalla commemorazione all’oggi. Nelle parole di chi ha parlato dal palco, e nei cervelli di chi stava ad ascoltare, il centro non era né la celebrazione, né la retorica. Gli eventi della Resistenza erano uno sfondo, in primo piano c’erano le responsabilità da prendersi su quello che avviene ora in Italia.
Purtroppo però è sempre più difficile che si verifichino le condizioni al contorno indispensabili a formare ed esprimere pubblicamente un pensiero e un sentimento collettivo articolato e non semplificato.
(p.p.)