OLI 262: AMBIENTE – I boschi avanzano ma il ministro non lo sa

Stefania Prestigiacomo, ministro per l’Ambiente, ha chiuso, con il suo intervento, la conferenza nazionale per la biodiversità, che si è tenuta a Roma il 22 Maggio scorso, nell’ambito delle iniziative previste per il 2010, l’anno internazionale per la biodiversità. Il ministro ha insistito sulla necessità di un rinnovamento delle normativa sulle aree protette e sull’importanza della biodiversità, affermando “Se scompare una specie animale o vegetale in Italia, se una zona umida viene compromessa, se un fiume viene distrutto dall’inquinamento, significa che si perde un pezzo di quel puzzle al centro del quale ci siamo noi. E gli esempi, purtroppo tragici sono sotto gli occhi di tutti”. E’ poi intervenuta anche sul legame che intercorre tra mancata tutela dell’ambiente e dissesti idrogeologici “Le frane causate dall’uomo, laddove ha modificato indiscriminatamente l’equilibrio del territorio ci hanno fatto pagare un tributo pesante di vite umane e ci dicono che stravolgere gli assetti naturali può essere micidiale anche per l’uomo”.
Le affermazioni del ministro sarebbero condivisibili ed inconfutabili, se non cozzassero palesemente con le sue dichiarazioni in merito ad alcuni fatti recenti, che ne dimostrano la scarsa competenza.
La rivista forestale “Sherwood” segnala (http://www.rivistasherwood.it/blog/479-tapiro-verde-a-striscia-la-notizia.html) un servizio andato in onda su Striscia la notizia il 14 maggio, in cui il taglio regolare di un bosco ceduo di castagno, nell’ambito di un regime a rotazione e nel pieno rispetto della normativa vigente, veniva definito dall’inviato “uno scempio”; il bosco che, secondo le parole del giornalista, “non c’è più”, rettifica Sherwood, è destinato a ricrescere dalle ceppaie che sono rimaste, insieme ad un numero di alberi determinato per legge in base alla necessità di garantire luce sufficiente da permettere la crescita dei nuovi castagni (esiste anche un gruppo su Facebook che denuncia l’accaduto http://www.facebook.com/?ref=home#!/group.php?gid=118236094883274&v=wall&ref=mf).
L’informazione distorta che filtra dal servizio è che un regolare taglio di bosco possa causare pericoli e dissesti idrogeologici, mentre l’esperienza forestale e le ricerche ambientali sul campo dimostrano come invece la mancata gestione dei boschi e dei versanti, conseguente all’abbandono delle aree rurali, sia la prima causa di frane e smottamenti.
Queste nozioni elementari, che dovrebbero essere l’ABC di chi si occupa dell’ambiente, sfuggono evidentemente al ministro Prestigiacomo, che ha ringraziato Striscia la Notizia per “l’ennesimo scoop in campo ambientale”, associando il taglio degli alberi a possibili disastri ambientali ed ha affermato “sembra assurdo ma non esiste uno strumento per capire quanti alberi ci sono nel nostro Paese”.
Lo strumento, invece, esiste e si chiama Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio, ed è stato completato nel 2005. Grazie ad esso e, a studi di settore che ormai da decenni si occupano dell’argomento, sappiamo che il bosco avanza inesorabilmente nelle zone rurali prive di gestione, chiudendo le zone aperte in cui un tempo crescevano, per esempio, fiori che la legge tutela (orchidee, narcisi ecc..) e che sono destinati a scomparire, impoverendo la biodiversità nazionale, se abbandonati ad una tutela passiva.
L’inventario informa, soprattutto,del fatto che “che i boschi, in Italia, sono raddoppiati rispetto agli anni ’50, triplicati rispetto al primo dopoguerra”.
Peccato che il ministro per l’ambiente non lo sappia.
(Eleana Marullo)