OLI 275: CITTA’ – Box a gogò
Madame le Parking, così Jean Nouvel, quello del padiglione blu della Fiera, definì l’architetto Teresa Sapey, per il suo garage alla Puerta d’America di Madrid, hotel su 15 livelli, ciascuno dei quali disegnato da architetti di brillio internazionale. Il lavoro più bello e innovativo per un modello urbano sostenibile, parcheggi interrati per far sparire le auto dalle strade ed usare i mezzi pubblici. (Corriere della Sera, 17 ottobre 2010).
Forse vorrà aspirare a quel titolo la sindaco di Genova, viste le ultime uscite del suo Urban Lab. A Il Secolo XIX (22 ottobre 2010) il numero uno dell’Urbanistica comunale, l’architetto Tomiolo, ha infatti annunciato essere pronto il Comune a modificare le regole per i box pertinenziali, ovvero quelli costruiti su suolo comunale e venduti a prezzo agevolato con bonus vari come per la prima casa – di pertinenza soltanto non più a trecento metri da casa ma nell’ambito di tutto un Municipio. Quindi a distanze anche dieci volte superiori, cioè ci si compra un box a prezzo agevolato a Staglieno, pur abitando a Marassi. Sottocasa insomma, comodo e utile per sgombrare la strada dai veicoli, che era poi la vocazione a cui avrebbe dovuta ambire tutto questo fiorire di costruzione di box. I potenziali clienti acquisterebbero in diritto di superficie per novant’anni i garage ricavati sulle aree pubbliche: una ” forma d’investimento” per i cittadini, bontà loro. E il Comune in prospettiva potrebbe renderli commerciabili senza vincoli, incassando i relativi oneri, viste le vacche magre. Che importa se di fatto la macchina poi la lasci sul portone e ingombri la strada ugualmente.
Proposta sollecitata da alcune imprese edili in crisi di vendita in certe zone cittadine. Non parliamo di eccesso di offerta – ci si affretta a chiarire, tanto più che i costruttori premono per il via libera a nuovi progetti, in posti di gran pregio però, dove si vende dai centomila euro in su e pazienza se poi resta dell’invenduto.
Lasciare spazio ai passanti, ai passeggini, alle bici, a chi semplicemente vuol fare quattro passi a piedi, avere diritto al proprio spazio, vivendo in una città “gentile” e rispettosa. Anche a questo servono i parcheggi, che invece paiono diventati le slot machine delle entrate comunali, in questi anni costruiti a migliaia.
Perché se da un lato sembra che di box ne avanzino, dall’altro pare non si finisca mai di progettarne: 3500 sono in totale i park pertinenziali conteggiati da Il Secolo, mentre altri 1500 potrebbero avere l’avvio con le nuove interpretazioni.
Il giornale ne cita due anche di Nervi (via Oberdan e via Casotti) per un totale di 150, mentre con il parcheggio delle Streghe, quello dietro la chiesa, via Donato Somma, via Capolungo, più di 700 box sono in costruzione nella zona. Altri 2mila sono previsti in città con il project financing.
In giro però molti cartelli con su scritto vendesi box, lì come in tutta Genova.
Ma – per una città più verde – non si doveva scoraggiare l’auto, incentivare il trasporto pubblico? Si permette invece di tirar giù alberi, giardini-parco, case antiche, come villa Margherita a Nervi, per far posto ai parcheggi. Dunque come mai si costruisce, con il rischio di non vendere? Quante auto, barche, case vorrebbero che ci si comprasse? In cambio di verde, territorio e costa spariti per sempre.
Il fatto è che di quattrini ce ne sono comunque, in mezzo a tanta crisi, magari qualcosa di troppo: lo “scudo” ne ha liberati parecchi. Intanto gli edili minacciano a livello nazionale una pesante protesta, si lavora poco, in realtà non si edifica il necessario.
Eppure l’allarme lanciato dalla magistratura, persino dalla Confindustria dovrebbe far riflettere: sarebbe giusto indagare fino in fondo su chi sta investendo e con quali soldi si costruisce in Italia e in Liguria, una regione che ha perso migliaia di abitanti. Di certo non se lo stanno chiedendo gli enti locali, troppo occupati a monetizzare per il nostro bene.
Via Capolungo, scavi. |
Via Capolungo, prima degli scavi. |