OLI 276: SALUTE – “Ciò che non sei”

Il programma è stato distribuito, a tema, piegato come fosse un tovagliolo. In argento, su sfondo bianco e nero sono disegnati coltello e forchetta, strozzati da un lucchetto. Sul retro, in rosso, la scritta “ciò che non sei” presenta il ciclo di incontri che si tengono a Palazzo Ducale fino al 22 novembre 2010.
Il primo appuntamento, ha visto la sala del Minor Consiglio al completo ed è stato occasione per accostarsi al tema dei disturbi alimentari in maniera semplice, molto lontana dalla dialettica clinica che spesso crea un solco tra patologia e consapevolezza.
I relatori sono tutti partiti dal corpo, un corpo che è diventato “il centro dei processi della sindrome consumistica”, “un corpo che è il luogo dove si esprime lo scontro sociale”.
Grazie a Enrica Perilio, Barbara Masini, e a Laura della Ragione, è stato possibile sapere che i disturbi alimentari colpiscono sempre di più anche i bambini nella fascia di età tra i dieci e i dodici anni. Che le persone affette si aggirano in Italia attorno ai due milioni, di cui cinquecentomila sono molto malate. Recentemente i maschi ne sono colpiti con una percentuale che si aggira attorno al 10%. Il corpo anche per loro è diventato “teatro di rappresentazione emotiva importante”. Al cibo vanno associate, oltre alle patologie più note come bulimia e anoressia, il disturbo da abbuffata, l’ortoressia, che è l’ossessione del cibo sano, la bigoressia, la convinzione di essere troppi magri che colpisce i maschi e li conduce ad un eccesso di attività sportiva.
La consapevolezza della malattia arriva tardi, anche dopo quattro anni che la si subisce in silenzio. Ma i sintomi sono evidenti: ricorrere alla bilancia più volte al giorno e sottoporsi a diete sempre più ferree. Tempestività e continuità sono elementi fondamentali per una maggiore possibilità di guarigione entro i primi tre anni. Bisogna stare attenti, spiegano, alla grande gratificazione che si riceve dopo la prima dieta e a non farsi portare nel vortice che fa dimagrire sempre di più. Troppo spesso al peso corporeo si associa una felicità che dipende da un numero estremo. I luoghi di cura in Italia ci sono ma sono praticamente assenti al sud. Invece in rete preoccupano i blog che offrono consigli sulle pratiche di dimagrimento legate all’anoressia (come provocare il vomito ad arte, per fare un esempio). Mentre la stessa miss Italia, appena eletta, dichiara candidamente che il suo primo desiderio è rifarsi il seno.
Difficile per giovani e meno giovani rincorrere modelli estetici così impossibili. Lavorare sulla felicità interiore non produce consumismo.
http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=7758
(Giovanna Profumo)