Post-elettorale. Arretrano le donne e anche l’Italia
Elezioni regionali in Italia: soddisfazione per la sconfitta del centro destra, insoddisfazione – e molte domande – per la reiterata sconfitta delle donne che si fermano al 14,7 % degli eletti nella coalizione di centro sinistra e all’8,6 % in quella di centro destra. Media totale il 12,07 %. Peggio ancora in Liguria, dove le donne in Consiglio Regionale saranno il 10,3% del totale (16% nel Centro Sinistra, nessuna nel Centro Destra).
La domanda è duplice e riguarda il deficit culturale e politico all’origine di questo squilibrio e le conseguenze che, a sua volta, tale squilibrio determinerà nelle scelte, nelle omissioni, nelle priorità, e nelle modalità di azione della politica. Ciò che è avvenuto nelle elezioni regionali non è una novità e non è una sorpresa: nel nostro Parlamento, tra deputate (11,5%) e senatrici (8%), siamo al 9,8%.
Si può pensare e discutere molto seriamente sui perché: il non superato dilemma tra la maternità e l’impegno richiesto dalla attività politica, la difficoltà delle donne a “chiedere per sé” (ad esempio posti e garanzie nella competizione elettorale) per paura del conflitto e del deterioramento delle relazioni personali che può conseguirne, il rifiuto di quell’adattamento ai rituali maschili che continua ad essere la via maestra per inserirsi nei meccanismi del guadagno e del potere, il disagio che – per le donne – si accompagna alla seduzione del potere, la scomparsa di un discorso politico pubblico e visibile delle donne.
Un recentissimo libro, “Parole che le donne usano per quello che fanno e vivono nel mondo del lavoro di oggi”, edito dalla Libreria delle Donne – Quaderni di Via Dogana, affronta questi nodi con occhi contemporanei, e costituisce una buona lettura in materia.
Ma a questo piano di riflessione che guarda ai meccanismi profondi del fenomeno, va aggiunto quello del rapporto tra Italia e resto del mondo: per rappresentanza politica delle donne l’Italia si trova al settantesimo posto nella classifica mondiale, e al ventinovesimo in quella dell’Europa allargata.
Fatto ancora più grave è che mentre in Italia tra il 1995 e il 2003 la rappresentanza parlamentare femminile (parliamo della camera dei Deputati) scende dal 14% all’11,5%, questa cresce in modo significativo quasi ovunque in Europa, non solo nel grande nord con la Svezia che passa dal 40% al 45%, la Danimarca dal 33% al 38% ecc… ma anche al sud: la Spagna sale dal 23% al 28,3%; il Portogallo dal 12% al 19,1%;, la Francia dal 6% al 12,2%, la Grecia dal 6 all’8,6%
I dati delle Regionali ci impediscono di buttare la colpa sulla destra e ci costringono a rivolgerci alla sinistra per chiederle come pensa di poter affrontare i problemi del mondo di oggi senza lo sguardo delle donne. La nomina di qualche assessora qua e là (parliamo anche della Liguria) non è certo una risposta credibile. Per fare uscire l’Italia da una posizione arretrata, in controtendenza rispetto all’Europa, ci vuole molto più coraggio e intelligenza politica.
(Paola Pierantoni)