Trucioli. Il seggio uno specchio di banale burocrazia
Un seggio elettorale diviene, per il paio di giorni durante i quali prende vita, una sorta di diorama sociale della realtà in cui si trova. Passato l’evento, ritornano alla memoria episodi che vi si sono svolti, impertinenti ed iconici trucioli post-elettorali.
Genova, Largo Zecca. Durante lo scrutinio assistono allo spoglio, come di consueto, i rappresentanti di lista. Quella di “Per la Liguria – Sandro Biasotti” osserva i voti di Pilar Segovia, candidata della lista “Gente della Liguria per Claudio Burlando” e, indispettita, esclama: “Possibile” dice “che questi stranieri che votano non abbiano imparato che devono scrivere il nome del candidato, e non la propria firma? Sono in tre a fare lo stesso errore..”.
Genova, stesso seggio. Si presenta a votare, intorno alle 11 di Lunedì 4 aprile, una donna, immigrata con cittadinanza italiana. Ha regolarmente con sé la tessera elettorale ma non compare sulle liste. “Può aspettare, signora? Contatto il Comune per avere chiarimenti” chiede il segretario di seggio. Il centralino è occupato, poi risponde un impiegato, che promette di richiamare appena raccolta qualche informazione. Alle 11. 45 la signora è ancora lì, impassibile, ed il telefono non suona. Alle 12.15, finalmente il chiarimento: per un errore di trascrizione il cambio di residenza non è stato registrato, la signora dovrà votare in Piemonte, dove abitava. “Ce la posso ancora fare: posso sapere se compaio sulle liste, lì dove ho la residenza?”, non si rassegna. Ma all’altro capo del telefono nessuno lo sa, né sa dire a chi rivolgersi. Alle 13, dopo circa due ora di attesa, se ne va via incupita, mormorando fra sé “Non mi fanno votare..”.
Genova, ancora Largo Zecca. Tutti i seggi si trovano al primo piano dell’ITC “Vittorio Emanuele”. Per chi ha difficoltà motorie, l’ascesa dello scalone è difficile e faticosa.
Quindi manifesti e cabine ad altezza adatta per elettori disabili, in inappuntabile ottemperanza alle leggi vigenti, all’interno di seggi appollaiati su ostacoli architettonici insormontabili.
“I comuni devono provvedere al censimento delle barriere esistenti nei locali adibiti a seggi elettorali e devono intervenire di conseguenza allo scopo di evitare che si ripresenti la stessa situazione nelle future consultazioni” recita la normativa sul diritto al voto (Legge 5 Febbraio 1992, n. 104 – Legge 15 Gennaio 1991, n. 15). Lanciamo l’appello all’amministrazione
(Eleana Marullo)