Funerali tv. Il vento soffia dove vuole

Il momento più vero e toccante dei funerali di Giovanni Paolo II è stato quando la bara di cipresso è stata posata per terra davanti alla basilica e sopra è stato messo il Vangelo. Il vento che in quel momento in piazza San Pietro soffiava forte, voltava le pagine del Libro e alzava le mantelline dei cardinali sopra le loro teste, in un tripudio di rossi che avrà anche esaltato la magnificenza della chiesa, ma dava soprattutto risalto alla nuda semplicità della bara.


Era un vento gagliardo che al vecchio Papa sarebbe piaciuto, lui che con la natura si trovava in sintonia. Questo il miracolo vero della diretta televisiva: immagini bellissime, struggenti e davvero dirette, che in un istante hanno fatto piazza pulita delle chiacchiere dei conduttori di salotti televisivi alla ricerca del sensazionale e dell’emozione facile nei giorni del pianto. Chissà se il vento, scompaginando il Vangelo ha accarezzato anche i versetti di Giovanni (III,8): il vento soffia dove vuole, senti il suo sibilo, ma non sai né donde viene né ove va. Così è chiunque è nato dallo Spirito. Perché anche il Papa, questo Papa, nato dallo Spirito, è passato come un vento e ha scompaginato i piani dei potenti della terra che quel giorno erano là, pronti a piangerlo in morte senza sicuramente averlo amato in vita.
Quelli per esempio che in nome di una “giustizia infinita” e di inesistenti depositi di armi per la distruzione di massa, hanno scatenato una guerra che il vecchio Papa non si è stancato di condannare con energia e senza riserve. Sarebbe curioso sapere dove Gianfranco Fini, con i suoi sottili distinguo, collocherebbe questo papa, tra i pacifisti, che hanno percorso le strade urlando la loro voglia di pace e sventolando bandiere, o tra i pacificatori, cioè tra quanti, alleandosi con Bush, si sono fatti carico di una guerra che finora ha prodotto guasti irreparabili?
(Giovanni Meriana)