OLI 291: SOCIETA’ – il volto umano dell’hamburger
Qualche giorno or sono una vegetariana incallita e slow solo nella condotta alimentare, poiché la condizione di trasfertista non permette molte altre nicchie di sana lentezza, ha avuto un esperienza limite, in un luogo che più fast non si può.
Tutto il merito va ad una coincidenza spazio temporale delle Ferrovie dello Stato. A causa di un guasto di linea una serie di treni più o meno veloci ha accumulato ritardi, se non addirittura soppressioni a mo di cavalli azzoppati. I passeggeri appiedati hanno di conseguenza pensato al primo caldo riparo nel quale potessero rifocillarsi. La vegetariana, riluttante, ha seguito la scia, certa che comunque un caffè di kilometrica portata l’avrebbe sostenuta di lì sino all’arrivo del convoglio.
Conclusa l’operazione di recupero beverone, decide di prender posto a sedere, con un bagaglio al seguito degno di uno sherpa nepalese. Mentre la sua, come quella degli altri utenti FS era una migrazione forzata, attorno a loro una migrazione naturale, quasi quotidiana, considerata la familiarità con cui chi badava ai tavoli e alla tranquillità di chi era seduto si rivolgeva a questo gruppo di ospiti, che faceva a gara con la vegetariana da soma per zaini e carrellini.
Dalla sala d’aspetto attigua al locale, dalle luci al neon simili a lampadine ammazza zanzare, si erano mossi in ordine sparso un gruppo di uomini e donne che vivevano realmente la stazione, ne sono l’anima notturna, non quel pallido e stanco gruppo trascinatosi in attesa del vagone verso casa.
Solo allora tutto si è fatto più caldo, sincero, tra un pezzo di pizza regalato ed un’oliva innalzata per brindare a tanta generosità, crocchette di pollo sgranocchiate con gusto e sorrisi gratuiti, che sarebbe bello incontrare più spesso e risponder loro altrettanto all’apertura delle porte dell’autobus la mattina. Un mondo dove la solitudine è più fredda che mai, ma il calore umano riscalda altrettanto, senza chieder nulla in cambio. Veramente un mondo a parte? Quanti e quali gradi di separazione?
(Maria Alisia Poggio)