OLI 291 – SOCIETA’ – L’8 marzo che vorrei

Vittorio Lingiardi, a Genova lo scorso 25 giugno durante un convegno sull’omogenitorialita’ ricordava come fosse stato fondamentale il ruolo delle donne nell’evoluzione dello stato sociale, non con un’accezione esclusivamente sessista, ma ampiamente democratica, che investisse le garanzie di tutti, uomini, donne, bambini, la famiglia, la salute, il lavoro. I diritti della societa’ e di tutti i suoi membri senza distinzione, facendo emergere problematiche volutamente sommerse.
Negli ultimi tre anni la nostra citta’ ha ospitato e dato vita a tre momenti di partecipazione significativi, il 2009 ha visto il gay pride con la sua parata colorata e multi partecipata da genitori, figli, sostenitori della liberta’ di esprimere cio’ che si e’, curiosi stimolati non solo dal folklore. Il 2010 ha visto il primo sciopero dei migranti, un volto al sommerso, ma anche emerso come chi quotidianamente chiude un cantiere, accudisce con dignita’ un anziano parente, e’ ormai parte delle truppe dell’esternalizzazione aziendale. Il 2011 un appuntamento più grande, il 13 febbraio, piazza e strade affollate per un dignita’ civile di tutti, non solo delle donne toccate dall’affaire Ruby e dal push up o la microgonna come passaggio obbligato per scatti di livello e falsi diritti incipriati. La trasversalita’ dell’appuntamento del 13 e’ passata di bocca in bocca. Ma come darle vita, ragion d’essere, continuazione? Trovare una data emblematica? Perche’ non un 8 marzo trasversale, una data nella quale delle donne sono morte prive di diritti, ma hanno dato il via alla battaglia per i loro e quelli di tutti. Un 8 marzo migrante, che parli millelingue, che sia gblt e eterosessuale, uomo e donna e bambino a difesa di diritti acquisiti, primo di tutti al lavoro ed ad uno stato sociale che volutamente si sta facendo a pezzi.

(Maria Alisia Poggio)