OLI 294: SANITA’ – Recco, ospedale sì, ospedale no

Il carnevale di Recco di domenica 20 marzo 2011 non è stato solo un momento di gioia per grandi e piccini, con musica dal vivo, clowns, pentolaccia e milioni di coriandoli. Insieme alle molte persone intervenute per divertirsi c’era anche una rappresentanza del comitato cittadino che si sta opponendo alla chiusura dell’ospedale Sant’Antonio. Il piccolo ospedale serve un’area vasta del territorio e con il suo pronto soccorso rappresenta una sicurezza per la salute di tutti gli abitanti, anche delle valle sovrastanti Recco.
Ha lasciato perplessi in questa occasione la scarsa partecipazione della cittadinanza presente sul lungomare, che si è limitata a dare un’occhiata al gruppo dei contestatori, vestiti a sandwich con scritte di protesta. Era presente anche la bara dell’ospedale, ormai divenuta il simbolo delle contestazioni anche per altre occasioni quali il Teatro Carlo Felice di Genova.
Il giorno dopo, lunedi 21, inizia l’occupazione dell’ospedale, per impedire in extremis che inizi il trasloco delle apparecchiature nelle nuove strutture. La protesta nasce dalla fondata preoccupazione di dover affrontare un viaggio fino a Genova in caso di codici di gravità particolarmente gravi, ma anche dalla scomodità di ricoveri in medicina o ortopedia troppo distanti dai luoghi di residenza. La riviera ligure è popolata per di più da persone anziane, costringerle ai ritmi derivanti da una gestione solamente economica della sanità rispecchia il fallimento del tipo di politiche intraprese fino ad oggi in generale in Italia. Si parla per posti letto, per fatturati pro capite, gli ospedali sono diventati “aziende”, i malati gli “utenti”, si spendono milioni di euro per pitturare stanze vuote. Come se andare in un ospedale fosse uguale che a recarsi in banca a litigare col direttore per gli interessi. Mentre si dialoga dei massimi sistemi legati ai fatturati e ai costi sempre più esorbitanti della sanità, si perdono di vista sin le cose più semplici: al pronto soccorso di san Martino a Genova, una porta a vetri all’ingresso ambulanze che si apre e si chiude continuamente nell’indifferenza di qualsiasi dipendente, oppure viene realizzata una sala di attesa inutile perché lontana dalla porta dell’ambulatorio per il quale si attende la chiamata, col risultato che la coda si forma nel corridoio del p.s., bloccando le barelle in transito, tra i lamenti da parte di un personale che non si pone nemmeno più il problema di capire il perché i malati “preferiscano” stare in piedi due ore. E se glielo spieghi, ti guardano come se fossi un fuoriuscito da psichiatria.
La gente è stanca e disillusa delle parole di chi gestisce, la politica dei professionisti ha fatto il suo corso e abbiamo bisogno di un nuovo modo di amministrare. Anche di fronte alle promesse ed anche ai primi atti della Regione che assicura la creazione di Tac e ambulatori con stanziamento già accordato dal Consiglio regionale, l’occupazione continua ad oltranza perché nessuno dei 150 occupanti si fida più, e prima di abbandonare la posizione vogliono vedere i fatti. Non è un caso che alcuni si incatenano di fronte all’ingresso con in mano le tessere elettorali nell’atto di essere strappate.
In realtà nessuno è poi convinto di intervenire per mandarli via: dagli stessi operai della ditta che non possono eseguire il lavoro di trasloco ma che solidarizzano, agli stessi Carabinieri, che usufruiscono essi stessi della struttura e si limitano a “prendere le generalità”, in mancanza di un ordine specifico di sgombero. Certo, questo arriverà prima o poi, e sarà eseguito con la divisa antisommossa alla quale una parte dello Stato che non appartiene più a tutti i cittadini ci ha qualche tempo abituati.
Siamo solo un po’ in ritardo rispetto allo stato catatonico della sanità del Lazio, ma ci arriveremo presto: la Liguria non vuole essere seconda a nessuno, tanto meno nel male.
(Stefano De Pietro)

Due manifestanti al Carnevale di Recco

Coriandoli e proteste a Recco il 20 marzo 2011
La bara dell’Ospedale

Intervengono anche i sindaci della riviera

Ogni funerale ha la sua vedova …

Incatenati all’ingresso dell’ospedale

La “salute” impacchettata

Catene, protesta e certificati elettorali

L’ingresso dell’ospedale

Interno in attesa del trasloco

Sit-in di protesta

All’interno dell’ospedale