OLI 296: CITTA’ – Nuovo Puc, se il Parlamento docet
Mercoledi 30 marzo, terzo incontro sul nuovo Piano Urbanistico di Genova.
Non c’è la campanella ma servirebbe tanto. La sala rossa del consiglio comunale sembra un’aula scolastica, pochi al loro posto, tanti in piedi, gruppetti a chiacchierare. Invano il giovane presidente apre i lavori, i più indisciplinati non demordono, specie i senior. Comincia così la seduta della commissione urbanistica sul Puc, i timori si rilevano fondati, anche oggi si segue un rituale già visto per le proteste dell’opposizione, che si tramutano in liti aperte, attacchi personali, intimazioni a chi presiede. Durano quasi un’ora le intemperanze e alcuni della maggioranza sgattaiolano furtivi, hanno già fatto presenza.
Il motivo del contendere è l’indisponibilità di materiale “cartaceo”, ovvero il documento del Puc è soltanto su dischetto e più consiglieri asseriscono di saper usare poco il computer.
Al massimo la posta si borbotta e poi al grido di “non ci si può permettere! Ma qui ci prendono per … ” si sottolinea che il regolamento espressamente prescrive che va fornita documentazione comprensibile.
“Il Puc non è ancora quello definitivo e quindi inutile stamparlo” si ribatte in un vociare fastidioso.
Ecco infine la sindaco, trafelata, che spiega essere appena arrivata da Milano per la presentazione ufficiale di Euroflora, che si terrà a Genova e quindi altri buuh, contiamo meno di Busalla.
Un po’ d’ordine, siamo qui per lavorare, si devono ultimare le spiegazioni: frettolose e schizofreniche, soprattutto per chi non ha nemmeno visionato il dischetto.
L’oggetto del contendere è invero “corpulento” : centinaia di pagine di scritto e tavole a colori.
A stamparlo per gli addetti (consiglio comunale, nove municipi, associazioni, Confindustria, ordini architetti e altri ancora) si presume un costo di migliaia di euro per cui: i volenterosi lo studino a computer, mentre l’unica corposa copia cartacea è consultabile presso l’ufficio di presidenza.
A quel punto ci si chiede perchè non fare un bel corsetto di uso minimo del web o se invece non sia questo un modo per non proseguire i lavori, pur riconoscendo che un po’ di ragione chi protesta la possiede. Cartine, tabulati , obiettivi, sistemi, insomma un “tomo” così puntuale e preciso, davvero impegnativo per chi non è del mestiere.
Confusione voluta, mania di grandezza, eccesso di precisione?
Il Puc è comunque ambizioso con sfaccettature accattivanti come l’idea dell’acqua che accomuna i sistemi territoriali, in cui viene suddivisa Genova e dintorni, non più l’abitato del mare soltanto, ma lo spazio di collina e le sue vallate
Certamente il “piano” risulta positivo per l’inserimento a livello europeo della città-porto e quindi giusto considerare infrastrutture, corridoi di mobilità nel contesto globale, insieme all’aspetto demografico, pur se quello socioeconomico appare sotto traccia. Si devono però fare i conti con l’Europa e anche con Autorità portuale, ente Fiera, Autostrade e insieme agli obiettivi, il verde, il piano energetico, l’aspetto geomorfologico, il costruito, gli spazi vuoti, i servizi,le aree dismesse o produttive….e se si va al succo del discorso, cioè che cosa ne sarà di un’area, ci si perde.
Troppa frammentazione, non sembra un piano fatto per i cittadini. Sarà autentica, eppure sfugge, la proclamata reale attenzione per il territorio, sarà campo di caccia per dispute leguleie.
Ad esempio l’ex ospedale di Quarto è inserito sia negli “obiettivi” come “parco tecnologico-scientifico” (“meraviglia, pensi, forse faranno un campus, visto che l’università dismette per far cassa …), sia nei “sistemi di trasformazione di aree”, e qui se ne parla come “insediamento residenziale integrato con un polo per atti direzionali e ad alto contenuto tecnologico del levante”. Ma non si sta già facendo il polo degli Erzelli a ponente? Forse un’ipotesi per Abb o Ericsson, o una vaghezza?
“Una città che guarda al futuro con il nuovo Piano Urbanistico Comunale e la candidatura europea a Smart City, un progetto per migliorare la qualità della vita dei genovesi attraverso uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente” secondo Richard Burdett, l’archistar londinese, artefice del Piano, “perchè Genova ha tre qualità fondamentali: compattezza territoriale, al di là delle ovvie difficoltà di trasporto, una felice posizione geografica verso sud che può consentire di sfruttare al meglio l’energia solare e forte connessione tra il tessuto economico e sociale”. Sic, speriamo bene alla prossima seduta e non solo.
(Bianca Vergati)