Informazione. La par condicio del disinteresse
“Liguria e uffici stampa: legge da migliorare”. E’ la sintesi e il titolo di una nota che Marcello Zinola, segretario dell’Associazione ligure dei giornalisti, ci ha inviato in risposta a un rilievo critico, puntuale quanto pungente, che Roberto Revello di Megachip aveva fatto su OLI prendendo spunto dalle scandalose incursioni informatiche compiute dalla Regione Lazio negli archivi dell’anagrafe di Roma.(Il caso delle firme false per presentare alcune liste elettorali.)
In un primo tempo si era ipotizzata la presenza di hacker, poi venne in chiaro il ruolo avuto da Laziomatica, società controllata da personaggi di An con duplice incarico di politici e dirigenti del servizio pubblico. Fenomeno, questo dei labili confini tra funzione amministrativa e partitica, che riguarda tanti altri enti. E che si alimenta nello stato di precarietà, quindi debolezza, ricattabilità, di troppi addetti agli uffici-stampa specialmente. Di qui il nostro titolo: “Ligurmatica/ Il precariato funziona meglio degli hacker”.
Spiace non poter riportare integralmente (troppo lungo) il testo con le precisazioni di Zinola. Tentiamo una sintesi: “La legge approvata è stato il frutto, certamente non perfetto, di una lunga e snervante iniziativa dell’Associazione ligure dei giornalisti-Fnsi con la Regione, durata quasi cinque anni e iniziata (senza esito) già con la presidenza Mori e la maggioranza di centrosinistra”. Ricordato il “no netto e duro” ai contratti a termine, leggi precarizzazione, fu sostenuta l’apertura “a tutti gli iscritti, professionisti e pubblicisti, di accedere agli uffici-stampa per concorso e con rapporto che prescinda dall’annualità di vigenza dei una compagine amministrativa”; tanto più che il contratto previsto dalla Federazione della stampa prevede una durata massima di due anni, non cinque.
“Ma su questo fronte cascò l’asino, nel senso che -spiega Zinola- come sindacato non trovammo rispondenza e attenzione, in una deprimente par condicio di disinteresse, nei diversi schieramenti politici. I numeri in campo nel consiglio regionale, alla fine, licenziarono la legge”, oggi oggetto di riserve e contestazioni. Quella legge che di fatto consente anche in Liguria l’uso politico di strumenti che in teoria dovrebbero avere finalità pubbliche (la professionalità dei giornalisti degli uffici-stampa, diversi dai portavoce) “non è nata alla chetichella… A sottovalutarla (perché a molti, senza distinzione di schieramento, va bene così: ciascuno, quando governa, sceglie di manovrare il vapore dell’informazione) è stato nella sua generalità il mondo politico. E purtroppo -ricorda- anche di una parte della categoria dei giornalisti…”