Cronaca. Donne e straniere quindi indifese

Poche settimane sono trascorse da quando il Secolo XIX (2 Marzo 2005) ha imbandito la foto in manette di una ragazza sorpresa a rubare bancali Ikea per scaldarsi (Newsletter OLI n. 49) e di nuovo la cronaca locale si rivela ignara del Codice Deontologico dei Giornalisti.


L’essenzialità dell’informazione (art. 6) e la tutela della dignità delle persone (art. 8) sembrano essere state trascurate nel contesto della vicenda di Jorge Angulo Soto, colombiano trovato morto sotto Ponte dei Mille. La Repubblica-Il Lavoro del 14 Marzo 2005 pubblica la testimonianza dell’ex compagna della vittima, rendendo noto il nome, il cognome e la professione di lei, il suo soprannome, l’indirizzo, nomi e cognomi da lei riferiti. Nel riferire la testimonianza della donna, al giornalista pare essenziale descrivere in questo modo la vita della coppia: “Lui continua nel suo mondo di bugie e fantasmi, lei nel suo sporco mestiere”.
Al particolare di cronaca in più viene sacrificata, ancora una volta, la dignità della persona e presumibilmente la sua sicurezza personale. Ma cos’hanno in comune i due casi? La ragazza nigeriana fotografata in manette, la donna colombiana che testimonia sulla morte dell’ex compagno sono elementi deboli, meno tutelati nel rispetto della propria dignità personale perché in una condizione di disagio sociale o perché meno consapevoli dei propri diritti in quanto stranieri. Sarebbero state riportate in modo integrale le stesse informazioni se ci fosse stato lo spauracchio di una esosa richiesta di danni?
Al lettore resta la tristezza di una familiarità morbosa e involontaria con frammenti di vita privata altrui, isolati dal contesto e sbattuti in prima pagina, agganciati e sospesi, alla gogna, per un’ intera esistenza: nell’informazione-reality, i personaggi in cerca d’autore vengono reclutati (che lo vogliano o no) tra i più deboli: in entrambi i casi donne, straniere, prostitute.
(Eleana Marullo)