OLI 316: CITTA’ – La pazienza dei cittadini
Disegno di Guido Rosato |
E’ sabato mattina, c’è molta folla al mercatino di piazza Palermo. Ad un tratto un gran trambusto, tra i banchi qualcuno corre, altri lo inseguono, lo atterrano placcandolo fragorosamente: il fuggitivo è un ragazzo sui vent’anni. Scortato come lo Steve Mc Queen di Papillon viene trascinato fuori all’aperto e la gente intorno lo circonda, chiedendosi che cosa avrà fatto. Giovani e anziani.
– I soliti, sempre qui a fregare i portafogli, basta.
– Non se ne può più di questi ladri, andate a casa vostra.
Un uomo lo tiene per il braccio, brandisce il telefonino, gridando che chiamerà i carabinieri, sul bavero del giubbotto ha il distintivo della Amt. Le persone s’avvicinano e gli domandano curiosi, quasi aggressivi, mentre il ragazzo, bianco, bruno di capelli, la camicia stazzonata, lo sguardo spaventato, biascica qualcosa – Ecco, senti ora parla, e parla pure italiano!- esclama trionfante l’addetto Amt.
– Ma cos’ha fatto? s’incalza a gran voce.
– Quando gli volevo controllare il biglietto è sceso di corsa ed è scappato, ma io l’ho inseguito.
La folla ondeggia, mormora e d’improvviso si rivolta verso il controllore, lo apostrofa al grido di andate a lavorare, con il servizio che fa schifo ancora un po’ rompete la testa a ‘sto ragazzo , l’avete buttato a terra, strattonato e cosa sarà mai un biglietto con il deficit che c’è, per poco lo ammazzate. Non c’è lavoro per i giovani, fate pagare chi può, e mettete più bus.
Un sentimento che pare indignazione monta tra le persone in un attimo: tutti si sta dalla parte del ragazzo e in tanti ancor più sentendo quel “parla italiano”. E se fosse stato straniero come ci saremmo comportati? Però. Un eccesso di zelo, un’esagerazione incredibile da parte dell’addetto Amt, che ha trascinato, inchiodato a terra il giovane portoghese, ma nessuno ha rimproverato il ragazzo per aver commesso comunque un illecito, non pagando il biglietto.
I carabinieri arrivano e si spostano lontano, soltanto una persona si offre di testimoniare per l’aggressività eccessiva, intanto s’avvicina un signore, chiede: “Marco che succede?” accarezzandogli la testa e quegli occhi spenti e dolenti diventano lucidi.
Qualuno chiede: non si può finire qui? Il ragazzo mostra un biglietto intonso, ma il controllore vuole la denuncia, in fondo ha fatto il suo lavoro (che si guarderà forse dal fare in altra occasione); e il carabiniere continua imperterrito a proclamare che si chiarirà tutto, prendiamo soltanto i dati.
Marco resta solo con l’amico, tutti sono tornati alle loro compere con aria smarrita.
E’ tale la sproporzione che ci si è dimenticati del compito che il controllore ha, pur con i limiti del suo comportamento e del suo senso del dovere di parte.
E’ il confine tra chi ruba una mela e lo spettacolo di chi si appropria ogni giorno con disinvoltura del bene comune. Non si tollera più e si fa confusione di regole e del rispetto di esse: pare davvero finita la pazienza dei cittadini
(Bianca Vergati)
Sono d'accordo, la reazione è stata spropositata, ma devo anche dire che ogni giorno i "portoghesi" sono tanti, e il mio compagno, spagnolo di Barcellona, si ritrova ad essere il solo a timbrare il biglietto, mentre tanti miei concittadini non lo fanno. D'altro canto, pagare il prezzo di un biglietto con validità 100 minuti, e non più 90, per fare una sola fermata di autobus, o due, è tanto. Perché non fare come in altre città europee, tipo Edimburgo, e pagare solo la tratta che si percorre? Sarebbe buona cosa, e si eviterebbero tanti "portoghesi".
Paola