OLI 319: CITTA’ – L’alluvione e i tre metri della Regione
Il sindaco ha fatto una figura penosa.
Ha risposto ad uno stato di allerta costringendo i cittadini a rischio ad evacuare in zone protette.
La città si è svuotata: strade, negozi, aeroporti, linee metropolitane totalmente deserte.
La gente chiusa in casa, i frigoriferi pieni, in attesa del giudizio universale. Nastri adesivi a x sulle finestre, in contattato con l’esterno solo via internet o telefono.
Chi era lì testimonia che è stata messa in moto una macchina da guerra. Chi era lì accenna all’efficienza data dalla paura, all’informazione capillare e massiccia con la quale sono stati bombardati i residenti in tutta l’area. Gli italiani in vacanza, passata l’emergenza, hanno deriso quel sindaco, pretendendo il rimborso delle notti sprecate in hotel per un falso allarme. Esaggeratoo! hanno esclamato indicando un sistema nel quale non si riconoscono semplicemente perché il fato non deve e non può essere messo in conto. Hanno ricoperto il sindaco di New York di scherno ma poi sono partiti.
La sindaco ha fatto una figura pietosa.
La sua macchina presa a calci è l’epitaffio ad un programma che nel 2007 aveva come titolo “Il sindaco di tutti. Marta Vincenzi”. Quei calci feriscono, insieme a lei, chi in quella promessa aveva creduto. Ma è pur vero che la “responsabilità” non può e non deve limitarsi al successo della Notte Bianca ma deve anche sapersi far carico degli eventi più tragici della città. Indagare a fondo, senza autoassoluzioni. Cercando di riflettere prima di fare dichiarazioni alla stampa.
La mattina del 4 novembre cimiteri, parchi e passeggiate cittadine erano chiusi. Erano chiusi per un’allerta due annunciata da giorni sulla stampa. Ma le scuole erano aperte. I figli di Mario sono stati tratti in salvo dall’edificio scolastico grazie all’intervento dei pompieri. Mario e sua moglie che abitano poco distante da via Fereggiano hanno visto i loro ragazzi cinque ore dopo essersi messi in marcia per andarli a prendere. Il Comune non ha offerto loro un “servizio” ma li ha cacciati nel tunnel dell’angoscia. Con loro molti altri genitori.
Marta Vincenzi ha dichiarato a Prima Pagina domenica 6 novembre: “questa bomba d’acqua ha ucciso le persone che passavano lì, la donna anziana e la donna con i bambini. Non c’è da pensare ad’altro, se non verificare come mai qualcuno ha consentito che si potesse uscire dalle scuole in quel momento e come mai non sia arrivata la circolare che il Comune ha fatto che i bambini stessero fino al cessato allarme dentro le scuole: questo è da verificare”.
Per quanto riguarda il prossimo futuro lascia di stucco leggere la denuncia di Manuela Cappello e del WWF a Feruccio Sansa sul Il Fatto: “la Regione Liguria ha ridotto il limite previsto per le nuove costruzioni lungo i fiumi. Erano dieci metri, adesso sono tre. Si rischiano nuovi disastri.”
Quattro donne e due bambine sono morte venerdì scorso. Una tragedia che non si può liquidare con frasi del tipo “E di cosa mai sarei responsabile? Del fatto che lo tsunami ha colpito la città di cui sono sindaco?”.
Lunedì e martedì scuole chiuse.
E i cimiteri?
(Giovanna Profumo)
Quel calcio sulla macchina di Marta Vincenzi ha ferito anche me. Profondamente. Credo che si sia trattato di uno dei segni più eclatanti di una risposta emotiva e sociale, comprensibile certo, alle catastrofi, di tipo primitivo, che porta alla creazione del capro espiatorio. Immolato, sono assolti tutti gli altri. Certo il Sindaco di Genova ha le sue responsabilità e, dopo l'angoscia e lo sbandamento difensivo, mi sembra che se le sia assunte. E porterà i segni di questo dolore per tutta la vita. Come tutti noi, che vogliamo preservare la fatica e la tortuosità della dimensione umana. A Genova come nelle Cinque Terre si è verificata un'immane tragedia i cui ingredienti e presupposti sono stati predisposti dall'azione e dall'omissione degli uomini, politici e no. Certo i politici affaristi, irresponsabili, incuranti dei vincoli ambientali e dei doveri di solidarietà, dovranno pagare per questo. Ma, se veramente vogliamo imparare dalle tragedie, dobbiamo imporci e imporre a tutti, soprattutto a chi ha il potere, un cambiamento sostanziale e profondo nel nostro modo di vivere e di convivere fra noi e con la natura. Prima che sia troppo tardi. "Genova è una città di un'incredibile dignità" ha detto il giornalista di RaiTre Jannaccone. E questo si è dimostrato nello speciale serale di Riccardo Jacona, con tanti genovesi generosi e coraggiosi in scena. E' una storia antica. Vogliamo continuare ad onorarla?
Angelo Guarnieri