Exodus/3. Migranti dimenticati nella vigilia elettorale
Il consuntivo di un anno d’attività dell’ARCI per gli immigrati è stato riportato da tutti i media cittadini ad eccezione del “Giornale.L’attività svolta e i nuovi progetti si sommano a quelli delle altre associazioni e alle iniziative istituzionali di Provincia e Comune.
La più importante è il “voto” dice Walter Massa, responsabile del settore politiche sociali, “punto di partenza per il riconoscimento politico di un diritto e per l’emersione dalla clandestinità sociale, lavorativa e politica di una società nuova di cui il paese ha bisogno”.
La conferenza stampa dell’ARCI è un’occasione per diverse riflessioni. In Genova questa popolazione si sta attestando, dopo l’emersione delle irregolarità, sui trentasettemila-quarantamila cittadini. Presenta profondi cambiamenti rispetto al recente passato. Da una forte presenza maschile, in transito ed instabile, si è passati ad una presenza radicata, soprattutto femminile e, per lo più, con una forte connotazione sudamericana.
Si ripete il processo che aveva caratterizzato il flusso migratorio degli anni ’50. Dopo un primo precario inserimento nel centro storico dell’immigrato, si assiste al trasferimento con famiglia verso una più adeguata sistemazione nella periferia dove, “in alcune zone (ad esempio Campasso) i migranti stanno raggiungendo, nel numero, il pareggio con i residenti italiani. Per questo l’associazione ha aperto sei strutture decentrate”.
Il fenomeno dell’immigrazione, inizialmente vissuto come problema, successivamente come opportunità da parte dei più attenti osservatori, oggi è comunemente accettato come necessità per ringiovanire una popolazione invecchiata e come forza lavoro in mansioni indispensabili dove la domanda si è drasticamente ridotta a causa della scolarizzazione (assistenza alla persona, attività domestiche, lavoro sui turni, edilizia, manovalanza generica ecc.). Una domanda: Genova poteva fare a meno degli immigrati dal sud negli anni ‘50 e dei nuovi arrivi di quest’ultimo decennio?
Intervistati dall’ARCI sui centri di permanenza temporanei molti immigrati dichiarano di non conoscerli e di ritenerli inutili. Chi li conosce risponde che non rispettano i diritti umani. Prima di aprirne uno a Genova converrebbe vagliare attentamente l’esperienza dei 13 centri già funzionanti.
Scuola e formazione giocano un ruolo importante nell’inserimento degli immigrati. I tagli apportati dalla Moratti non favoriscono il loro accoglimento nella scuola e penalizzano gli allievi inseriti.
La Regione ha un ruolo importante nelle “politiche attive del lavoro”. Stupisce che nella campagna elettorale in corso l’argomento immigrazione rivesta un carattere marginale, affrontato con slogan. Un sospetto: indifferenza perché questi cittadini non votano ancora?
(Vittorio Flick)