OLI 330: TEATRI LIRICI – La programmazione che uccide

“Momus” è un programma di Radio Tre, in cui, recita il sito, “gli ascoltatori sono idealmente invitati a sedersi ai tavoli del caffè per parlare di opera lirica e, collegati con i teatri di tutto il mondo, ascoltare musica e commentare le opinioni di direttori, registi, letterati, musicologi…”
La puntata di sabato 4 gennaio era dedicata alla stagione del Teatro Real di Madrid, in particolare allo spettacolo attualmente in programmazione, che affianca due opere liriche, Iolanta di Ciajkovskij (1891), e Persephone di Stravinskij (1932). Nel corso della trasmissione  è stato possibile ascoltare un’intervista di Gerard Mortier, sovrintendente del Teatro Real dal settembre 2010, che motivando la scelta di due opere raramente presenti sulle scene, ha indicato nell’assenza di originalità uno dei problemi dei teatri lirici. La scelta di escludere dal programma del Teatro Real l’opera belcantistica e Wagner ha sì fatto perdere il 17% degli abbonati, ma ora il pubblico sta tornando a teatro, specialmente i giovani, agevolati da biglietti a prezzi particolarmente convenienti. Il pubblico della lirica è conservatore, ma occorre guidarlo, far capire che, senza la conoscenza e la comprensione del ‘900, l’opera lirica è morta. Quando Mortier, infine, ricorda che proprio alla Scala di Milano sono state create le opere di Stockhausen, la mente dell’ascoltatore italiano non riesce ad evitare un confronto con la programmazione dei nostri teatri d’opera: una stagione come quella della Scala di Milano, composta unicamente da opere dell’800, con la sola eccezione del Peter Grimes, di Benjamin Britten, pur offrendo, probabilmente, un’elevata qualità, difficilmente attirerà i palati più “curiosi”. Se non brilla per l’innovazione la Scala, primo teatro italiano, non va meglio la stagione del Teatro Regio di Torino; saltiamo per carità di patria il riferimento al Carlo Felice. Un po’ di sale si trova invece al Maggio Fiorentino, ed ancora di più al Teatro San Carlo di Napoli, con opere di Cimarosa, Jommelli, Weill, Gerswhin.
Certamente Gerard Mortier è un protagonista assoluto dei teatri d’opera: belga, classe 1943, direttore artistico del Festival di Salisburgo, dell’Opera Nazionale di Parigi, ora al Teatro Real di Madrid, ha l’autorevolezza, e l’età, sostiene egli stesso, per imporre scelte molto originali, ma, senza arrivare alle sue scelte quasi estreme, qualche “illuminazione” in più, nella patria di Monteverdi, Rossini, Verdi, Puccini, Nono e Berio sarebbe auspicabile.
(Ivo Ruello)