OLI 344: SOCIETA’ – Confronto tra generazioni, rette parallele
Scivolano via i quattro ragazzi – ma come ve ne andate! no, no una sigaretta…- Non sono più comparsi però. Intanto si dilunga nel suo monologo il prete di strada, quello degli ultimi, che chissà perché cita nei suoi discorsi sempre alti prelati o vip di prestigio, questa volta noti registi. Nell’evocare i suoi ricordi di gioventù scandisce l’inesorabile revival di quelli della Resistenza, che hanno vissuto incomparabili esistenze, ma che volete voi ragazzotti di oggi, nati dopo la caduta del Muro. E così parte del messaggio, “lo sguardo di speranza al futuro” di quel periodo eroico, l’anelo di libertà, le grida per i diritti negati, si perde dentro al comizio: pare spirare sottesa una cert’aria di bonaria compiacenza che si accetta in virtù della veneranda età.
Come parlare ai giovani se si parla dall’alto di certa saggezza canuta?
Siamo alla Claque, teatro dei vicoli, venerdì 18 maggio, per un “Confronto tra generazioni”, ma in platea sono tanti i capelli grigi e pochi i giovani, tra cui i tre neoeletti sul palco, leva ‘78, ‘90. ’91, che raccontano le loro esperienze nella politica o nei movimenti.
L’impegno di un tempo aveva dimensioni internazionali, come il Vietnam, si ricorda.
E se riuscissimo invece a renderli consapevoli della Storia dal ’68 in poi almeno per il nostro Paese?
Il ragazzo parla della “tragedia” vissuta in famiglia, quando vinse per la prima volta Berlusconi, aveva quattro anni ma se lo ricorda benissimo e così quando rivinse il cavaliere e lui era in prima media. Pare uscito da una scuola di politica: “… non ci deve essere uno scontro tra generazioni, bisogna andare nei luoghi del conflitto… sbagliato far passare il messaggio che non troviamo lavoro perché l’operaio a mille euro al mese ci sta rubando il posto…”.
La ventenne sottolinea l’entusiasmo e la passione trovati nel movimento dell’Onda, ma invita “ i grandi a prenderli per mano”, ad accompagnarli verso la politica, a crescere nei partiti perché nel suo ha sentito le voci di chi ha conosciuto Pertini ed ha apprezzato quegli ideali. Mentre il futuro sindaco con voce rauca esprime apprezzamento “verso aggregazioni che non riconducono soltanto alla politica dentro ai partiti… ma dai quali non si può prescindere, s’intende…”.
La serata propone anche il racconto della vivace e non più giovane sindacalista, che dovette abbandonare il suo amato liceo artistico per andare a lavorare; lei, una ragazza, costretta a dare la precedenza agli studi del fratello maschio, descrive la sua esperienza di lavoratrice senza diritti e sottopagata. Ecco come nacque il suo impegno nel sindacato: umiltà e modestia nel suo narrare.
Non si riscontra la stessa misura nelle parole dell’altra neoeletta, da poco avvicinatasi alla politica, che sostiene essere “il suo interesse più di tipo locale”, è eletta nei Municipi ed è contenta di essersi messa in gioco. E a proposito di “fuga dei cervelli “ della sua generazione lei afferma di aver pensato talvolta di andare via ma poi “ ha scelto di rimanere” per far qualcosa per la sua città.
Come se quelli partiti fossero tutti contenti di essere partiti, come se avessero potuto “scegliere” per un lavoro. Mancano pochi minuti alle 23, ora fatidica di chiusura ufficiale alla campagna elettorale, il confronto tra generazioni sta per concludersi: ci hanno provato.
(Bianca Vergati)