OLI 347: CITTA’ – Fabrizio De André in un memory shop
È possibile che la maggioranza delle persone ne sia rimasta entusiasta.
E che il flusso turistico nella zona abbia registrato un incremento mai visto.
E che sia assolutamente vero che quella – come declama il banner all’altezza di Porta dei Vacca – sia “la nuova casa dei cantautori genovesi”. Anche se altri hanno prodotto il certificato di residenza.
Tuttavia entrando nel negozio di via del Campo 29 rosso – piccola galleria con vetrine di oggetti, foto e ricordi che si apre in uno spazio adibito a memory shop – è lecito provare tristezza. E poiché la tristezza in De André è stata declinata in molte canzoni, concesso è immaginare la sua nel veder trasformato lo storico negozio di Gianni Tassio in tappa di partenza di un “pellegrinaggio laico” per migliaia di suoi fan. Privilegio di Faber è non toccare con mano, per provare la distaccata costernazione di chi non è più tra noi. A sostenere la trovata geniale il Gruppo Viziano e il Comune di Genova.
Adesso Fabrizio De André è “progetto”, parte di “itinerari certificati viadelcampo29rosso”, prodotto, anche Fondazione: l’esatto contrario di quello che cantava nelle sue canzoni. Non ci sarebbe da stupirsi nel vedere il suo nome associato ad una marca di olio, pesto o salsa di noci.
Viene in mente la Corazzata Potemkin di fantozziana memoria.
(Giovanna Profumo, foto di Ivo Ruello)
Dai diamanti di questo centro non nasce niente, dai vicoli dietro via del Campo nascerà la nuova Italia.
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In che senso, Stefano?
Ciao Enzo.
Nel senso che il progetto di questo spazio non mi sembra nato in seno al quartiere, dalla strada, nei binari della "deandresità". Invece mi sembra che nei vicoli "dietro" quell'iniziativa, che non condivido, stia nascendo la nuova Italia, fatta di tante persone, con lo spirito comune di dare spicco a ben altri valori che agli investimenti fine a sé stessi. Salvare il negozio che c'era non sarebbe stato proprio possibile? Magari no, non conosco a fondo la storia, ma veder quel bookshop fatto sul mito di Fabrizio mi rende triste.
Caro Stefano, concordo che su De Andrè sia fiorito un indotto non sempre disinteressato, anche al di là delle degenerazioni mercantili: nel senso che molti, troppi, per i miei gusti, lo usano e lo cantano senza averne titoli e anche qualità artistica. Riguardo quel negozio specifico, immagino che in quanto negozio abbia anche necessità commerciali, e magari, purtroppo, anche eccessive. Quello che so è che prima la polemica era contro l'amministrazione Vincenzi che non interveniva per rimediare alla crisi ed alla chiusura del vecchio negozio di Tassio, poi è stata (da destra) contro l'amministrazione Vincenzi che si era spesa troppo (aveva speso troppo?) per ridare vita in qualche modo a quello spazio. Può essere benissimo, ripeto, che ora sia divenuto soltanto un'operazione di marketing in formato esercizio commerciale. Io non l'ho ancora visitato, sono fermo alle immagini dell'affollata inaugurazione (credo ancora rintracciabili in rete) con un Don Gallo (insieme alla signora Tassio) letteralmente entusiasta, che – non dicendo nulla sul lavoro dell'amministrazione Vincenzi – celebrava quella ristrutturazione come un segno della nuova aria politica che si avvertiva in città, oltre che come un bellissimo omaggio di Genova a Fabrizio e a tutti gli altri cantautori. Quanto alla vitalità dei vicoli, sono d'accordo: il merito è di tutte le persone che vi abitano. Genovesi di nascita e di residenza, a dispetto di quanti immaginano che la cittadinanza sia solo una questione di sangue. Grazie per la risposta.