Convention. Biasotti e il cavaliere uniti dalla base
Una carrellata televisiva sulla sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale gremita in occasione della convention del governatore uscente della Regione Liguria, ha messo spietatamente in luce che la maggioranza dei convenuti aveva oltre trent’anni per gamba, nonostante il Secolo XIX abbia riferito che c’erano “ragazzi in tiro e altri in jeans”.
Dalle facce soddisfatte e plaudenti delle signore e dei signori che assistevano alla performance, si ricavava il dato che il popolo che osannava Biasotti era lo stesso che farebbe a pugni per catturare uno sguardo del Cavaliere, nel caso (speriamo di no) capitasse a Genova.
Nonostante dunque la trovata del governatore di arruolare nella sua lista candidati presi dalla strada, rigorosamente scelti senza appartenenze e dipendenze politiche allo scopo di prendere le distanze da Berlusconi e dai suoi soci, appare chiaro che l’area nella quale Biasotti si muove è quella del cavaliere. E naturalmente anche quella di Scaiola, malgrado le ricorrenti notizie di diverbi e divergenze enfatizzate dalla stampa per fare notizia. Ai genovesi andrebbe ricordato che Scaiola, prima e durante il G8, era ministro dell’Interno e che alla vigilia dell’evento che costò a Genova quello che sappiamo, aveva dichiarato solenne che sarebbe stata assicurata la libertà di dimostrare, non quella di spaccare tutto. Accadde esattamente il contrario e il signor ministro scaricò la coscienza distribuendo purghe a destra e a sinistra, ma non ebbe lo scatto di dignità, come sarebbe accaduto nel mondo anglosassone, di dimettersi.
(Giovanni Meriana)