OLI 351: COMUNE – M’illumino d’immenso (spreco)
Una visita alla Sala consiliare del Comune di Genova è occasione per vedere al lavoro 40 consiglieri, la giunta, il sindaco, gli addetti alla segreteria, i commessi. Ancora: i giornalisti e i fotografi, i cameraman, prima fra tutti Silvana Bonelli che con la costanza della goccia che scava la moquette rossa segue da anni i lavori consiliari per un’emittente che li ritrasmette in televisione. E il pubblico, silenzioso, qualche volta meno. Altri ospiti sono i ragnetti che popolano l’aula, per cui si assiste a qualche urletto aracnofobico, e all’immediato soccorso di un consigliere che trasla il pericoloso mostriciattolo (quando non viene impietosamente schiacciato col polpastrello) al di fuori, in giardino: starà meglio lì, lontano dagli scanni della politica, in mezzo alle foglie.
Tutti condividono lo stesso cielo bianco, con un rosone centrale che lascia passare la luce solare, quella luce che filtrando in mezzo a lampade accese contribuisce all’innalzamento della temperatura dell’aria. Lampade “a basso consumo”, come si dice oggi in Italia mancando la cultura dei “led”, già diffusissima invece all’estero. Sono 120 lampade a fluorescenza, consumo stimato ad una lontana occhiata di 20 Wh l’una, per un totale di 2400 Wh, corrispondente al consumo di un appartamento quando la lavatrice sta scaldando l’acqua e il frigo dando uno spunto di raffreddamento al prosciutto. Accese per tutta la durata di ciascuna delle 4C, ossia consigli, commissioni, concerti e congressi, quindi sempre. Accese a far concorrenza alla luce del sole e alle altre sei lampade ad alta efficienza, che svolgono il vero lavoro. Queste 120 invece sono l’espressione del nulla, del “senso dell’arredamento”, del “però è bello”. Come se “bello” e “intelligente” dovessero per forza essere concetti divergenti.
Montate a quindici metri d’altezza, senza aver progettato alcunché per abbassarle a livello del suolo come si faceva nell’antichità, richiedono per la loro manutenzione il montaggio di un’impalcatura, quindi per sostituirle si attende che la loro mortalità assuma livelli da peste bubbonica: due di quelle appena cambiate in agosto sono già spente ai primi di ottobre. Voci di corridoio parlano di prezzi fuori mercato, di provenienze olandesi. Chiedendo di spegnerle la risposta è evasiva, non si sa bene come fare, forse si spengono anche le altre, insomma modificare è difficile.
Vedremo in una prossima puntata, dopo la risposta ad una interrogazione, per ora la città del Patto 20-20-20 dei Sindaci, della Smart City, non riesce a spegnere le luci in sala rossa, in sala giunta, nella bouvette, nei corridoi assolati, nei bagni. Si chiede ai cittadini con una campagna pubblicitaria a spese del comune di installare le valvole termostatiche ai caloriferi promettendo grandi risparmi di riscaldamento, ma negli uffici comunali del gruppo consiliare dove opero non sono state installate, anzi, le valvole manuali esistenti sono opportunamente bloccate, per evitare di starare l’impianto, mi viene spiegato dai servizi tecnici. E le termostatiche? Si deve attendere la gara di fine anno, per la gestione della climatizzazione, adesso non si può. Così si preannuncia un inverno con caloriferi a palla e finestre aperte, mi viene altrettanto spiegato da chi quelle stanze le ha abitate fino a ieri. E di luci accese in sala consiglio a far concorrenza al sole. A luglio almeno erano tutte bruciate.
(Stefano De Pietro – foto dell’autore)