OLI 357: MOBILITA’ – Un tocco di Zenzero per il trasporto pubblico
Premetto che io sono una cittadina
La Signora bionda si precisa così, e non è la sola. Con un gessetto e una lavagna forse disegnerebbe un fosso: dentro la politica, fuori i cittadini come lei.
L’8 novembre, al Circolo Zenzero , si è discusso di mobilità genovese, tema difficile da masticare, ma con un assessore, tre consiglieri comunali, sindacato, WWF, e un revisore dei conti, la storia del trasporto pubblico e di AMT assume contorni più definiti pur nella tradizionale contraddizione. Una situazione – spiega Andrea Gamba, FILT-CGIL – generata dai tagli governativi che, insieme alla scelta di privatizzare, hanno prodotto l’estrema sofferenza dell’azienda con la creazione della bad company Ami per svuotare del debito AMT e la vendita del 41% della parte sana per 23 milioni di euro a Transdev che stipulò un contratto per importare consulenze tecniche da Parigi: costo per AMT 20 milioni di euro. Ma a Genova vennero solo studenti. Prima della privatizzazione, ha detto Gamba, AMT forniva un servizio di 31 milioni di chilometri con un costo di 1 euro a biglietto. A fine percorso, nel 2011, AMT perde 7 milioni di euro con un servizio di circa 28 milioni di chilometri e tariffe a 1,50 euro, al quale aggiungere il prezzo pagato dai dipendenti, da quali è più facile recuperare risorse.
Sotto la lente finiscono amministrazioni comunali precedenti e Regione Liguria che non ha svolto quello che era il suo ruolo di regia così come la legge le attribuisce, che ha affrontato il problema in modo non lucido, non chiaro. Perché il servizio di trasporto – ha spiegato l’assessore Anna Maria Dagnino – va gestito e pianificato dalle regioni.
Vincenzo Cenzuales ,WWF spiega che la Liguria è una delle regioni che investe di meno nel trasporto pubblico, i soldi li spende per costruire strade: 25 milioni per un pezzetino di tunnel della Fontanabuona, 250 milioni a Spezia, 250 milioni a Savona e 75 milioni di euro per altre strade. E’ la stessa Regione che avrebbe dato due milioni e otto per il parcheggio dell’Acquasola chiamandolo di interscambio, ricorda Cenzuales. Che, però, propone una serie di soluzioni possibili: corridoio di qualità per dimezzare i tempi di percorrenza e risparmiare soldi, piano del traffico, onda verde – semafori sincronizzati sui tempi degli autobus – corsie gialle, marciapiedi, il tutto arricchito dai proventi delle blu area che dovrebbero servire esclusivamente per finanziare il trasporto pubblico.
Clizia Nicolella, Lista Doria, punta, da medico, sulla salute, togliere traffico privato significa prevenire malattie. Paolo Putti, M5S, invece porta i presenti ad Aubagne, cittadina francese dove il trasporto pubblico è gratuito grazie ad una tassazione per le imprese che hanno più di 10 dipendenti. L’Europa chiede all’Italia di incentivare la mobilità pubblica entro il 2020, pena il pagamento di forti sanzioni, quindi per il M5S il traffico privato va fortemente limitato, tassando i parcheggi dei centri commerciali, multando in base al reddito i cittadini.
In luglio AMT aveva un bilancio che viaggiava a meno 35 milioni di euro e la rottura di ogni rapporto sindacale – spiega Dagnino – quindi prima di immaginare politiche diverse bisognava avere un’azienda viva e la nuova giunta l’aveva morta. La prima contraddizione del sistema è che in Italia non si è deciso se il trasporto pubblico è un servizio sociale oppure no, ma viene affidato a società per azioni che seguono la logica del codice civile. E’ su questa base che AMT rischiava liquidazione e il fallimento.
Pare un giostra che riporta i presenti sempre allo stesso punto di partenza. Ma allo Zenzero c’è chi chiede di fare scelte impopolari sulla mobilità, per il futuro e la salute dei figli, per i pedoni. La Signora Bionda chiede il perché della dissennata scelta di fare le strisce gialle in via Barrili, la ragazza propone di esporre il biglietto all’autista o di farlo direttamente davanti a lui, c’è chi cita Gallino e chiede che la politica rompa la spirale dei tagli. Ma il tempo non basta. A breve, in agenda, un altro incontro.
(Giovanna Profumo – Foto dell’autrice)
" bisognava avere un’azienda viva e la nuova giunta l’aveva morta" non l'avevano già salvata con i soldi della cessione delle dighe a IRIDE poi IREN?