OLI 357: INFORMAZIONE – Maschilisti di “Fatto”
Il Fatto Quotidiano propone, tra i numerosi blog che ne fanno parte integrante, anche un gruppo di blog di donne riuniti sotto il titolo – intrigante – di “Donne di Fatto”. Le autrici sono giornaliste, scrittrici, registe, psicologhe, avvocate, attiviste politiche e sociali: insomma, donne vere, che vivono nel mondo reale e che parlano delle difficoltà che molte donne incontrano nel lavoro e nella società, della violenza e della mercificazione del corpo femminile, dell’assenza delle donne dai luoghi dove si prendono decisioni, della lontananza spesso stellare da una politica consumata da se stessa, della lista sempre più lunga di donne uccise “per amore” dai loro padri, fratelli, mariti, fidanzati.
Articoli mai banali, che aprono una finestra di grande interesse su un universo femminile variegato e dinamico, capace di critica ma anche di proposta, mai settario, sempre disponibile all’interlocuzione e al confronto.
Tutto bene, dunque? No, non proprio.
Perché, quando dalle autrici si passa ai commenti, incominciano i dolori addominali acuti.
I commentatori, in gran parte uomini, non ci fanno mancare alcuno dei peggiori stereotipi che si attribuiscono, di solito, ai maschi più reazionari e oscurantisti.
Il peggio di sé, però, questi signori lo offrono quando si parla di femminicidio. La fantasia nel trovare giustificazioni per gli uomini che picchiano, maltrattano, violentano, uccidono le donne non ha limiti: si va dalle giustificazioni economiche (crisi, disoccupazione, Imu, protesti di cambiali) a quelle relazionali (donne fedifraghe, prepotenti, che non vogliono far loro vedere i figli, che li obbligano a convivere con la suocera, che vanno a lavorare e non fanno i lavori domestici), fino ad invocare la legittima difesa nei confronti di donne a loro volta manesche, violente e inclini al mattarello. Né mancano le invettive contro le femministe, definite di volta in volta arrabbiate, isteriche, pazze furiose, tese all’annichilimento del genere maschile senza se e senza ma.
Il problema è generale, ed è da tempo al centro della attenzione e della analisi delle blogger femministe. La rete, avvertono, “non è neutra”. Conquistarvi il diritto di parola (con tematiche femministe) non è affatto scontato. Occorre “presidiare il web” e sapere come utilizzarlo per veicolare il proprio pensiero e contrastare il sistematico attacco di maschilisti e sessisti. “Femminismo a Sud”, che si definisce “un blog collettivo antisessista, antifascista, antirazzista, antispecista e non addomesticabile”, da tempo tratta a fondo il problema (*) che introduce dicendo: “Sin dai primi tempi in cui abbiamo iniziato a presidiare e monitorare la rete, ritenendo a ragione che non fosse uno spazio neutro, abbiamo sommato innumerevoli esempi di misoginia e sessismo, talvolta persino vera e propria istigazione alla violenza contro le donne”.
Alla radice la pericolosa immaturità di uomini “che si rifugiano in un fragilissimo modello fatto di dogmi e di tradizioni che gli si sgretolano tutto attorno”. La contro-strategia delle blogger è stata: “Lasciavano commenti offensivi e minacciosi? Li abbiamo segati via senza lasciarci intimidire. Denunciavano censura? Rivendicavamo il diritto a veicolare contenuti utili e non insulti. Ricevevamo acide e velenose mail? Le abbiamo ignorate. Qualcun@ ci indicava al branco per istigare al linciaggio? Noi andavamo avanti e costruivamo un sapere alternativo che volevano nascosto, cancellato, defunto. Volevano impedirci di esistere? Noi abbiamo denunciato quanto avveniva e abbiamo studiato ed elaborato forme di autodifesa”.
Tra queste il manuale: “L’Abc della femminista tecnologica”, che consigliamo non solo a tutte le blogger, ma anche al direttore e a giornalisti/e del Fatto Quotidiano.
(*) http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/10/07/sessismo-misoginia-e-maschilismo-in-rete/
(Paola Repetto e Paola Pierantoni – immagine tratta dal sito “Femminismo a Sud”)