OLI 363: ELEZIONI – Non sarà il solito Benvenuti al Sud
Si fa un gran parlare della Lombardia come ago della bilancia alle prossime consultazioni elettorali, ma sotto sotto s’indovina il Sud come altra incognita, una parte del Paese dal voto volatile, che premia con furore una parte o l’altra della politica, sperando ogni volta invano che ci si ricordi delle sue belle terre non soltanto quando si devono appiccicare i manifesti.
Se infatti contano i seggi al Senato della Puglia, ben più determinanti sono quelli della Sicilia. E se là il territorio appare più felice, omettendo l’Ilva, qui imperano disgregazione sociale, disoccupazione giovanile al massimo dei record europei, mafie dai molti nomi, dai colletti bianchi e dall’accento anche nordista.
Molto tempo e macerie sono passate dalla prima volta di B. in Sicilia, un sessanta a zero che lasciò tramortita la sinistra, ed ecco far capolino sondaggi da brivido, a pochi mesi dalla vittoria alle Regionali del centrosinistra, sia pure con la metà dell’elettorato: un 29 per cento per il centrodestra, contro il 29 e mezzo della controparte secondo La7 a Ottoemezzo del 30/1 e un pareggio sul Tg3 del 29/1, senza contare il M5Stelle.
Hai voglia a nominare assessori regionali come Zichichi. L’illustre scienziato di Erice pare ancora immerso nel suo incantato e foschioso borgo medievale, mentre l’altro assessore, il menestrello Battiato, per ora non ha fatto presa con le sue note.
Non soltanto il Palermo, una squadra di calcio dal cuore grande, scivola in serie B, persino la città di Palermo, che aveva salutato con i tamburelli il ritorno del sindaco Orlando, sembra sopita in una stratificata inerzia. Nulla è cambiato, neppure nell’immagine; un traffico da Shangai, puzzolente e irriverente persino nei suoi angoli più belli, non esiste un pezzetto di area pedonale neanche davanti alle sue architetture meravigliose.
Spazzatura ovunque, dai vicoli alle cittadine intorno.
Eppure non tutta la Sicilia è così, trovi città tirate a lucido, spazzate, con il passeggio sul lastricato splendente, distese di ulivi e aranci in una campagna curata, costellata di fiori azzurri e gialli anche in gennaio.
Forse per risollevarsi non basta più la delega passiva al leader taumaturgo, ma una diversa cooperazione sociale tra i cittadini e chi li rappresenta. Per restare nella metafora calcistica, Palermo, la Sicilia, il Sud soffrono della disaffezione di un pubblico volubile e al tempo stesso esigente che ha dato molto e al tempo stesso troppo poco. Le giuste pretese di una vita migliore al Sud si scontrano magari quotidianamente con una certa latitanza del senso civico, a fronte di un autentico anelito al cambiamento, a cui la politica non riesce a dare un senso.
Ecco dunque che forze nuove come quelle messe in campo da un disinvolto magistrato insulano spaventano non soltanto il Pd, ma anche chi dello psiconano e della sua cerchia, per dirla alla Grillo, non ne può più. Forze nuove di tutto rispetto s’intende, che fanno della legalità una bandiera, ma candidano in Campania un tale Aniello Di Nardo, capopopolo dallo slogan “condono edilizio passato, presente e futuro”, mentre “Napoli non merita soltano promesse” titola l’Unità del 31 /1 dopo che gli autobus hanno smesso il servizio perchè senza benzina: amministra la città un volenteroso sindaco-ex magistrato, altro leader del movimento delle toghe.
(Bianca Vergati)