Costituzione. Giudici a rischio di autocensura
“La propaganda è stata la chiave del fascismo, la matrice della vergogna… Dobbiamo stare attenti perché noi stessi siamo vittime della propaganda. Anche in giro c’è un po’ di timidezza, qualcuno abbassa la voce…”. Adriano Sansa racconta come la paura stia calando su alcuni giudici che, prima di emettere sentenza valutano se vi siano gli estremi di una “interpretazione creativa”.
La sala del Maggior Consiglio sabato 5 febbraio alle 9.30 è già piena. La Costituzione e Oscar Luigi Scalfaro nella città del G8 sono popolari oltre le aspettative. Forse è la sete di giustizia. Con lui, Raimondo Ricci, Sandra Bonsanti, Adriano Sansa, Alessandro Repetto, per spiegare che la nostra è “una costituzione moderna, non vecchia, che in molti ci invidiano”; il vero problema è un altro, “non è mai stata applicata fino in fondo!”; per dire che la Lega farà l’impossibile affinché questa riforma si faccia, per preparare i presenti a sostenere con quanto fiato hanno in gola il comitato del NO in caso di referendum.
Un presidente della Repubblica che non è più garante di alcunché, un primo ministro che concentra il potere di scioglimento delle Camere, i parlamentari privati del loro ruolo di rappresentanti della nazione, la devolution che distruggerà l’unità nazionale dividendo i cittadini in privilegiati e non, a seconda delle regioni di provenienza, sono alcune delle mostruosità contro le quali bisogna battersi. “Non possiamo da soli” spiega Sandra Bonsanti, “Scalfaro ci sostiene”, e con lui la storia, le ragioni, le scelte, la carne delle persone che negli anni della guerra decisero da che parte stare, le fughe all’estero, il ricordo di un regime dove in nome dell’ordine si sopprimeva la libertà, si negava insieme al diritto di voto, l’esistenza dei sindacati e dei partiti e ancora il terribile inverno del ‘44 e gli scioperi. “Nel dicembre del 1947 abbiamo dato il voto finale. Un anno e mezzo per scrivere una carta costituzionale e c’era ancora lo Statuto Albertino, in cui la monarchia donava i diritti al popolo italiano…”; e ancora: “L’assemblea costituente ha detto risorge la persona umana, avevo 27 anni quando ne ho fatto parte…Oggi si parla di guerra preventiva anziché parlare di aggressione intollerabile!”.
In sala prima del dibattito Don Gallo e Don Balletto.
In rappresentanza del Sindaco Giuseppe Pericu, Luca Borzani.
Claudio Burlando assente. Peccato per due buone ragioni:
Ragione pratica: essere presenti in questa occasione poteva essere fonte di prestigio in campagna elettorale.
Ragione politica: essendo in “fase di ascolto”, questa era un’occasione da non perdere.
(Giulia Parodi)