Anticipazioni. Il forno elettrico e l’esempio cinese
In molti sono in piedi per ascoltare, alcuni hanno preparato delle domande, altri commentano sottovoce, sono attentissimi, infastiditi che nel locale l’acustica non sia perfetta. L’incontro che Claudio Burlando dedica ai trentenni genovesi, il 31 gennaio al Nouvelle Vague, è speciale, contiene tutte le loro attese.
Ricerca, industria, lavoro, cultura, sanità, sono riproposte alla luce di un’età anagrafica che cambia il punto di vista rendendolo spesso più spietato. “Internazionalizzazione”, “ricerca”, “possibilità di ricevere crediti”, aiutare le aziende liguri a svilupparsi all’estero, sono i punti del candidato che ricorda a chi critica la sinistra per la questione Cornigliano che chi si propone per la presidenza della regione una soluzione anche sull’acciaio deve averla: “Io ho un’idea molto precisa, dopo cinque anni di chiacchiere, sto lavorando alla definizione del programma e ci sarà una soluzione. Noi non giochiamo a rimpiattino. Ci eravamo assunti la responsabilità di sostituire l’altoforno con un forno elettrico, questa soluzione è stata fatta saltare, ma noi stiamo lavorando”. L’idea verrà presentata dopo il “giro” d’ascolto. Anche il suggerimento che si lavori per “un prodotto cultura” da esportare viene accolto con interesse da Burlando: il suo sogno è una Casa Liguria come luogo dove fare politica, con “una finestra commerciale aperta sui più importanti mondi”, Stati Uniti, Est Europeo, Est Asiatico.
Per la sanità la soluzione tra pubblico e privato è data dall’equilibrio delle due componenti e dal modello toscano. Burlando ha un’idea di prevenzione: “I medici cinesi sono più pagati quanto meno i loro mutuati si ammalano.”
Poi si rivolge ai giovani in sala: “Alla vostra età avevo già fatto due competizioni elettorali… se qualcuno volesse fare questa esperienza, se qualcuno vuole provare, può fare un sperimento di un mese e mezzo girando per la città…”. Burlando ricorda un apologo sulla cooptazione: “Tu coopti uno meno intelligente di te perché se coopti uno più intelligente quello ti fa le scarpe, è per questo che i gruppi dirigenti sono così scemi. Alla fine però si sbagliano e prendono uno intelligente e questo viene chiamato rinnovamento…”. “Ho avuto l’angoscia che dopo di me non ci fosse più nessuno, ma mi sono accorto che quest’idea non era vera. Attraverso la politica e i partiti ho contribuito a cambiare la città. Questa città è più bella di prima, una Genova migliore e diversa che ha cambiato le basi sociali”, bisognosa “di nuovi ideali, di nuovi strumenti, di nuovi parametri”. “Vorrei passare il testimone come altri hanno fatto con me.”
Qualche golfino arancione in sala.
Spie? Ma no. Solo giovani da cooptare.
Giulia Parodi