Bandiera marrone. Tigullio inquinato? Meglio il silenzio
Solo il Corriere Mercantile (30 novembre e 3 dicembre 2004) ha dato notizia dei risultati di uno studio, condotto dalla ASL 4 Chiavarese e dall’ARPAL di Genova sulla “qualità delle acque marine di balneazione e sui sistemi di smaltimento fognario dei comuni del Tigullio”, presentato alle Istituzioni e alle relative Amministrazioni il 27 novembre scorso.
Uno studio ponderoso che ha preso le mosse da una constatazione: d’estate l’inquinamento batteriologico del mare costiero del Tigullio peggiora di molto. Altro che bandiera azzurra. Perché?
L’ipotesi era che lo stesso inquinamento fosse da collegare principalmente agli scarichi fognari. L’indagine è stata perciò diretta ad esaminare i sistemi di smaltimento e di depurazione dei comuni costieri e di quelli, tra i più vicini alla costa, dell’entroterra. Risultato a sorpresa ma non troppo; almeno per quelli che frequentano le spiagge rivierasche. Una parte, sia pure modesta di popolazione non è allacciata ad alcuna rete fognaria. Là dove l’allacciamento esiste la capacità di abbattimento del carico organico da parte dei depuratori risulta in genere modesta.
E’ stato valutato che nel periodo estivo, quando la popolazione aumenta per la presenza turistica, gli impianti fognari abbattono (quando non sono fermi per manutenzione o guasti) solo il 20% del carico inquinante. Come dire che in estate il mare del Tigullio riceve (e restituisce ai suoi bagnanti) i rifiuti organici di circa 140 mila persone! Lo studio fornisce anche una graduatoria dei colpevoli, sia pure con varie gradazioni. Tra i decenti Chiavari e Moneglia; scadenti Lavagna e Sestri; indecenti o assenti gli altri. Tra questi ultimi, tanto per fare due nomi, Zoagli e Santa Margherita non hanno neppure in previsione interventi di risanamento. Sensazionale ma non troppo: nessuna reazione da parte delle amministrazioni interessate, del TG3 regionale, della stampa quotidiana con l’eccezione del Mercantile.
(Manlio Calegari)