OLI 379: VIAGGI – Senegal, il diario di Giulia
Demi 30 aprile Dù, che oggi ha l’esame per prendere la patente, è partito con Djiby (un amico chaffeur che non ha più né macchina, né lavoro e ora è a sua disposizione in cambio dell’uso della macchina per lavori che possono capitare.)
Con noi si è fermato Lamine, il cugino di Dù . Ho diviso con lui il mio riso e pesce. Non c’è altro e non saprei cucinare nemmeno 1 uovo su queste stufette a carbone.
Sembra diverso il modo di pensare qui: non c’è l’accumulo, c’è l’ oggi: mezzo Kg di carbone, un etto di olio in bustine, quattro biscotti, mezzo etto di caffè, quattro pizzichi di tabacco… come se le boutiques (i negozi) fossero dietro l’ angolo; invece questa mattina andrò con Lamine e Gheddafi, che fa il taxista, a 7 Km da qui per comprare.
Io, abituata alle scorte, prenderò cinque Kg di manghi e cinque Kg di arance locali, sperando che i non accumulatori me ne lascino un po’.
Abbiamo attraversato paesini costieri passando per il lago Rosa che è 10 volte più salato dell’ Oceano ed è davvero rosa quando il sole lo illumina. Appare all’improvviso dietro a dune e montagne di sale che sfoggiano, a volte, il nome del proprietario su un cartone infilato in una canna.
A Babilone compro tutto quello che mi chiede la nostra variabile famiglia (possiamo arrivare ad essere anche una decina) che è parca nel comprare, ma che si nutre abbondantemente se può farlo, quasi per esorcizzare memorie di fame.
Siamo stati anche in un bel jardin (orto) con manghi, papaie, verdure sconosciute, la menta (nanà)e il basilico che ho piantato appena siamo arrivati a casa. Lamine, mi ha presentato anche un amica parrucchiera che avrebbe voluto farmi le treccine. Ho risposto “Apres”.
Qui sì che ho fatto le foto, chiedendo il permesso, perché alcuni non vogliono sia ripreso nemmeno l’asino. Domani è il 1° maggio. Dù dice che gli statali vanno in pensione a 50 anni, i privati a 60, ma devono essere davvero pochi quelli che la prendono in questa zona, perché la gente sembra poverissima.
Tornati a casa, le oche per prime chiedono cibo a gran voce; allungo il loro pastone con acqua. Noi, alle cinque, riso e pesce e a Papà – il bambino silenzioso-, pane e chocoleca.
Non devo più andare senza scarpe all’Oceano. Il deserto nella notte cambia forma e non trovavo più il varco fra le dune. Mi sono ritrovata in un bosco di palme da cocco e conifere. Scalza temevo di calpestare piante con spine coperte dalla sabbia. Ho incontrato un uomo “Vous conocè Dù?” “Oui ce ne pas sa la route ce par là”. Ho seguito la direzione del suo dito senza staccare gli occhi da due immaginati tetti bassi e rotondi et voilà il miraggio si è concretizzato.
Je vai ad arrosez le piante prima che spunti la luna rosa rosicchiata dal sole.
Informazioni : il 43% della popolazione ha meno di 14 anni e il principale gruppo etnico è il wolof. Non so com’è a sud, in Casamanche, dove abitano i fula, ma qui tutto sembra in mano alle donne e ne sembrano consapevoli. Parlano e commerciano a voce alta guardandoti negli occhi con i loro grappoli di bambini appesi ai loro abiti lunghi o incollati sulla schiena fino ai due anni. A una di queste,ora morta, 13 anni fa, Dù ha lasciato 4 bambini; la più piccola era di un anno. “Ci vorrebbe qualche progetto per l’educazione sanitaria e sessuale” pensa ora, “ Come fare?” “ Ci vorrebbe un’ ambulanza “, aggiunge Lamine. Entrambi sono mussulmani tolleranti. “Come te” mi dice Dù che porta le trecce rasta.
(Giulia Richebuono)
Grazie per il viaggio che mi regali settimanalmente