Incontri. Il convitato di pietra nel vecchio gineceo
Le donne, anche le più giovani, che forse non ne colgono il segno, sono state le artefici di una vera e propria “rivoluzione”. Se oggi nessuno più si stupisce del loro ingresso all’università, della partecipazione attiva alla crescita del mondo del lavoro, se possono condividere con gli uomini l’interesse per la politica, è grazie alle lotte femministe degli anni ’70.
Le analisi relative al mercato del lavoro mettono ancora in evidenza profonde differenze (tali da rendere necessari i “Comitati” per le pari opportunità): le donne riescono meglio negli studi, ma non a “fare carriera” e, a parità di funzioni, sono meno pagate dei loro colleghi maschi. Sono le donne a subire maggiormente gli effetti negativi della precarietà del mondo del lavoro (call-center, part-time, contratti di inserimento). Ovviamente, il quadro si aggrava se la donna malauguratamente è single, con figlio a carico…
Tutte cose che, bene o male, si sanno.
Peccato che nell’incontro organizzato da “Donnetwork” (associazione di donne che si riconoscono nei partiti legati all’Ulivo, incontrate ed unitesi dopo l’ultima Festa de L’Unità) il 17 gennaio, mancasse, appunto, la controparte.
Assolutamente inutile raccontarsi, autocelebrare le vittorie e le sconfitte, lamentare un’assenza all’interno del mondo politico senza un vero interlocutore.
Che ci fosse qualcosa di stonato, lo ha notato Gianna Schelotto quando ha dichiarato di sentirsi in un dejà-vu, lontano (aiuto!) 20 anni.
Il “candidato dell’ascolto”, invitato a prender parte all’incontro, non ha dato alcuna informazione degna d’interesse, limitandosi – oltre a qualche battuta di spirito – a ricordare la sua vecchia giunta, con quattro donne, a ribadire che è ancora nella “fase di ricognizione”, non accennando assolutamente né alle storture della giunta Biasotti né agli eventuali programmi sui temi “caldi” della politica regionale e nazionale: un convitato di pietra.
Le donne, forse, dovranno continuare ad accontentarci d’essere ascoltate, spesso marginalizzate, al massimo esaurite, nell’impossibilità di far “quadrare” tempi di vita pubblica e privata.
(Tania Del Sordo)