OLI 387: URBANISTICA – Medio Levante, Case, casine e cavalli

Dalla  Direzione Urbanistica “ .. per informare che il 16/8/ 2013 è stato disposto l ’annullamento del Permesso a Costruire .. del 7/12/2011 limitatamente agli interventi edilizi che riguardano il manufatto esistente nel parco in considerazione del fatto che la suddetta costruzione non risulterebbe realizzata antecedentemente  al 1942 come indicato in sede istruttoria ed è invece risultata priva di regolarità edilizia”.

Evviva, dunque non solo Villa Raggio non aveva mai avuto un’antica foresteria ma vi è pure stato un abuso edilizio. E finalmente lo si è riconosciuto. Peccato, spiace proprio per quella  villetta progettata nel bel mezzo del parco della Villa grande, all’ombra di alberi centenari.
Spacciato come dépendance di Villa secentesca vi era in realtà un precario, una costruzione che aveva tutta l’aria di un prefabbricato anni ’60, come si evidenzia dalle foto ritrovate per caso, unica traccia, presso il faldone corpulento che la Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali custodisce come storia cartacea di Villa Raggio, bene vincolato. Fungeva da palestrina , ricordi personali,  per l’istituto ortopedico S.Giorgio, che vi aveva sede perché la Villa era stata donata alla comunità per scopi sociali, ma ci si è dimenticati di chiedere il permesso di tirarla su.
Appena aperto il cantiere, di gran carriera la palestrina è stata dunque demolita, insieme al grottesco nel sotterraneo della Villa, dato che  il progetto prevede la trasformazione in appartamenti dell’intero edificio con sei unità immobiliari in più sottoterra, che vedranno la luce per l’inserimento di una vetrata a tolda di nave scavata nel sedime anch’esso vincolato (Oli 342).
L’architetto però ha buon gusto e il risultato sarà magari gradevole, è un esperto nel rimaneggiare antiche ville, in Albaro se ne ha prove: residenze di lusso, anche se l’edificato non è più quello di prima, dentro e fuori, ma non si può preservare tutto, dice l’architetto e va pure in giro a lamentarsi che non gli si concede  il sottosuolo dei parchi per fare parcheggi. Eh già, s’è visto come tratta i parchi, come quello di villa Candida, con un edificio di finti uffici, annessi cucina e servizi, bloccato troppo tardi dai ricorsi. Ha conciliato con una sanzione di oltre un milione di euro, ma intanto addio al verde e “tardivo” il vincolo apposto dalla Soprintendenza secondo il Consiglio di Stato, concedendo il completamento degli “uffici”, che però rimarranno tali e non diverranno residenze. Di questi tempi gli uffici vanno forte.

Ci ha riprovato l’architetto, una bella villetta in sovrappiù nel parco di Villa Raggio.

Per avvalorare la tesi che la Villa aveva una dèpandance si è persino scomodata la non più giovane nipote del custode, che asseriva suo nonno raccontarle della casina del maniscalco, dove ancora negli anni ‘50 ci si ferrava i cavalli. Negli stessi anni però, altro testimone, c’era un galoppatoio di fronte alla villa e chi lo frequentava afferma che nella villa i cavalli non c’erano, il maniscalco aveva bottega altrove, andava in giro con i suoi attrezzi e lo si ricorda alla stalla del galoppatoio per ferrare le bestie. Tra il galoppatoio e la villa esisteva già la strada percorsa allora da due linee di tram, il 52 e il 53: pericoloso per gli animali attraversarla.
Memorie d’altri tempi, ville, cavalli, vecchi ricordi e funzionari distratti, almeno il parco è salvo.
(Bianca Vergati)