Città invisibili/1. Altro che fumetto, i Pitufos rapinano
A seguito dell’aggressione in via Luccoli di Gaetano Marino, conclusasi con la morte della vittima -episodio ancora da chiarire e suscettibile di sorprese- tra la fine di agosto e le prime settimane di settembre 2004 i media si sono rincorsi in una pioggia di informazioni, spesso discordanti, sul fenomeno delle babygang.
Sono emersi i tratti di una delle tante città invisibili, quelle che non filtrano se non come reazione a qualche eclatante fatto di cronaca. Tra allarmismi e tentativi di minimizzare, sono apparsi nomi evocativi (“Manhattan”, “Pitufos”, “Guerreros”, “Ponteggi”, “Batos Locos”- Secolo XIX, 29 Agosto), a popolare minuziose topografie (Brignole, Fiumara, Centro Storico… Secolo XIX 31 Agosto), con un profilo anagrafico frequentamente connotato dall’uso dei termini baby e mini gang.
Il fenomeno ritorna sui fogli del Secolo XIX al principio del 2005: la presentazione del bilancio dei carabinieri di Sampierdarena offre alla stampa l’occasione per fare il punto sulla situazione delle bande giovanili. E’ significativo come sia mutata la terminologia: scomparsi i prefissi, ora si parla infatti di “gang di giovani sudamericani” (Secolo XIX, 4/1/2005 – Criminalità record a Ponente): la cronaca immediata della violenza e la presentazione di un bilancio possono valersi di lessico sottilmente differente.
L’interesse verso questa “città invisibile”, che si riesce ad intuire solo attraverso i flash subliminali della stampa, ha suggerito di far parlare chi, per motivi disparati, ci vive o ci transita. Un operatore delle forze dell’ordine ha risposto a qualche dubbio in proposito.
Domanda: Anzitutto, esistono davvero le babygang?
Risposta: Esistono, eccome.
D: E’ possibile quantificare il numero delle babygang presenti a Genova?
R: Le maggiori sono 3 (un nome solo, i “Pitufos”, nata forse per assonanza con la gang italiana dei “puffi”, attiva a Cornigliano quindici/venti anni fa). E’ difficile stabilire quanti membri raccolgano, spesso hanno carattere poco incasellabile, di “cani sciolti”.
D: Come si identificano i componenti?
R: Spesso tramite l’uso di colori (collane, portafogli, bandane..). Usano soprannomi, che vengono dati in base a caratteristiche fisiche.
D: Dove è nato il fenomeno?
R: Le prime segnalazioni sono a Ponente, Cornigliano, via Fillak, via Sampierdarena
D: Quali sono le etnie coinvolte?
R: Principalmente sudamericane.
D: Nessun’altra etnia?
R: Tra i nordafricani esistono forme assimilabili alle babygang, in relazione alla gestione dello spaccio, nel centro storico. Per loro è comunque un’attività marginale, mentre le gang sudamericane sono un fenomeno a se stante.
(Eleana Marullo)