OLI 417: CEMENTO – Rio Bagnara, non c’è acqua che tenga

Passeggiando lungo le rive potevi vedere famigliole di germani che nuotavano tranquilli e poi un silenzio, lassù, se arrivavi sino a dove nasce. Ora c’è un cantiere, un disastro di macerie. L’Autorizzazione Paesaggistica per la costruzione dell’edificio di via Majorana sul rio Bagnara recita: “la collocazione del nuovo edificio residenziale è studiata in modo da garantire scorci panoramici (…) la volumetria (…) con la riduzione delle altezze (…) il nuovo edificio si distingue per qualità architettonica e migliora l’assetto rispetto al contesto circostante (…) le sistemazioni a verde completano la riqualificazione complessiva restituendo un bilancio positivo”.
Scorci panoramici?
Con atto del 21/5 /2012 si esprime di nuovo parere favorevole, come la volta precedente, quando c’erano gli otto piani e meno verde. Infatti dopo i ricorsi al Tar dei residenti e delle associazioni ambientaliste, che annullavano il rilascio di concessione edilizia del 2009, la società costruttrice presenta un altro progetto che riduce i volumi, ridefinisce le aree verdi con un miglioramento delle dotazioni in senso qualitativo e quantitativo e riparte all’attacco per un nuovo permesso. La Provincia di Genova esprime a sua volta ancora parere favorevole perché “l’intervento risulta migliorativo rispetto della situazione idraulica prevedendo la demolizione di due passerelle pedonali gravemente insufficienti alla portata di progetto del Rio Bagnara…”
 Non se n’erano mai accorti?
Continua la Provincia: “si riconosce l’oggettivo impedimento a soddisfare il Rapporto di permeabilità” che infatti secondo il Puc dovrebbe avere un rapporto del 30% rispetto alla superficie che si utilizza, mentre in questo caso la si diminuisce fino al 15%. Quindi  “al fine di migliorare l’efficienza idraulica del sito, nel rispetto della norma di rapporto di permeabilità, il progetto prevede sistemi di ritenzione temporanea attraverso l’utilizzo di vasche di compensazione”.
Qualche problemino dunque c’è.
Però “le opere in progetto non ricadono in zona soggetta a vincolo per scopi idrogeologici”. Perciò, pronti, via! Alla nuova costruzione di sei e due piani in due corpi per una superficie di quasi tremila metri quadri e una quarantina di box . Poco importa se è zona faunistica, se vi saranno problemi di viabilità, se il rio sarà sempre più assediato dalle costruzioni. Eppure basta affacciarsi alla finestra di quelle case proprio a ridosso del rivo, che con le piogge lambisce le sponde basse.
Prima c’era un magazzino alto quattro metri: dove sta scritto che è obbligatorio, una volta dismessa un’area industriale, cambiare la destinazione per fare case?
Ieri anche la collinetta sul cantiere e su cui si affacciano altri palazzi, è franata, in modo lieve per fortuna.

(Bianca Vergati – Foto di Ester Quadri)