Privacy 1. Nati e schedati senza scampo
Dal momento in cui si compare alla vita, ciascuno di noi viene registrato in elenchi. All’inizio si tratta di anagrafe, poi di scuola, poi di certificazioni varie.
Se si è un pochino attivi, da un punto di vista sociale, si entra in altri elenchi di associati, simpatizzanti, sostenitori, ecc. Ma il trauma più sconveniente è quello legato ai pagamenti. Dagli elenchi bancari a quelli fiscali, dai registri di fatturazione a quelli di contabilità il nostro nome, doppiamente incastrato in lettere e codici, si radica con ossessiva pervicacia negli archivi più diversi. L’acquisto di veicoli, se più d’uno e “usati”, dà la stura a tre diversi fiumi di scadenze (bollo, assicurazione, collaudi) che percuotono il loro possessore in ogni stagione dell’anno, giacché “il compiuter” non ha feste.
Appena si aderisce a qualcosa via Internet, pur avendo crocettato i quadratini della “praivasi”, arrivano messaggi personalizzati. Arrivano da elenchi che magari stanno in Borneo. Se disdici il canone TV entri in una battaglia epica contro gli elenchi di Saxa Rubra i quali non ammettono che tu ti sia disaffezionato, dopo quarantanove anni, alla fidelizzazione catodica. Gli elenchi si materializzano. Vengono minacciate inquisizioni ed ascolti occulti dall’esterno dell’abitazione. Non parliamo dei telefonini, vero incaprettamento del proprietario agli elenchi di numerose e guerreggianti autorità, che se li contendono: non puoi negare di aver toccato i tasti, nemmeno nel sonno. Con quelli dotati di telecamera ti possono dire anche qual’era l’orinatoio da cui hai premuto il pulsante.
Se qualcosa si inceppa negli elenchi (succede anche questo) diventi il martire di una persecuzione. Una lettura sbagliata sui tuoi contatori del gas (colpa del letturista) si trasforma in un calvario col numero verde e i suoi loop demenziali. Non bastano cinque tentativi. Ogni volta scopri di avere molte identità: quella tua personale, quella del codice utente, del codice fiscale, del codice di fornitura, del numero di fattura, del numero di contatore, e piantiamola qui. Credi di parlare con uno di Crotone, ma hai il sospetto che l’archivio sia in Albania. Cominci a desiderare di non essere mai nato. Guardi “Chi l’ha visto” con ammirazione per lo scomparso. Concludi fermamente, con Cioran, che “l’unico modo per salvare la propria solitudine è ferire tutti, a cominciare da quelli che ami”.
(Rinaldo Luccardini)