Lettere – Il trabocchetto dell’Otto per mille per i contribuenti stranieri (e no)
Siamo in tempi di dichiarazioni dei redditi ed i contribuenti hanno la possibilità di scegliere a chi devolvere una piccola parte dei loro contributi fiscali: otto per mille e cinque per mille dell’Irpef. I lavoratori stranieri versano nelle casse dello Stato almeno tre miliardi di euro all’anno. Alcuni di questi lavoratori non sanno che si tratta di tasse che devono comunque pagare e che si tratta di un’opportunità che si dà al contribuente di scegliere, in base alle sue sensibilità e convinzioni personali, un soggetto da sostenere senza pagare tasse aggiuntive.
Nel caso dell’otto per mille si tratta di firmare nella casella dello Stato, se si vuole lasciare questa parte allo Stato, oppure firmare nella casella di uno dei sei soggetti religiosi elencati nella dichiarazione dei redditi. Nel caso del cinque per mille si tratta invece di scrivere il codice fiscale dell’associazione, del Comune di residenza o dell’Università che si vuole sostenere e di firmare nella stessa casella.
Altri lavoratori stranieri, credono che, non scegliendo un’opzione per la quale destinare l’otto per mille, il loro contributo va destinato automaticamente allo Stato. In realtà non è così, ma, si “contano” le scelte che gli altri contribuenti hanno fatto, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi. La mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito soltanto in base alle scelte espresse.
I lavoratori stranieri musulmani (in quanto, la comunità islamica non risulta fra i sei soggetti religiosi a qui destinare l’otto per mille), ma anche laici o atei che vogliono lasciare il loro otto per mille allo Stato devono compilare la sezione apposita della dichiarazione dei redditi firmando nella casella dello “Stato” e facendo attenzione a non invadere lo spazio delle altre caselle per non annullare la scelta.
(Saleh Zaghloul)